Sessa (presidente Iaj): “Le riforme in Italia indeboliscono la magistratura”

Intervista a Duro Sessa, giudice della Corte suprema della Repubblica della Croazia, presidente dell’International association of judges (Iaj)

 

Duro Sessa è un giudice della Corte Suprema della Repubblica della Croazia. Da oltre un anno è anche presidente dell’International association of judges (IAJ), l’organizzazione internazionale che raccoglie le associazioni di magistrati di oltre novanta Paesi. Lo abbiamo incontrato al meeting di Città del Capo. “Siamo prima di tutto una piattaforma di discussione finalizzata al monitoraggio delle violazioni dei principi nei vari Paesi membri”, spiega Sessa a LaMagistratura.it.

Duro Sessa, presidente IAJ      Foto: Darko JELINEK                   da www.iaj-uim.org

 

 

In cosa consiste l’attività dell’Iaj?

“Solleviamo proteste, risoluzioni e dichiarazioni, esortando le autorità in determinati Stati e allarmando anche le organizzazioni e la comunità internazionali sugli sviluppi preoccupanti nei nostri Stati membri. Come organizzazione con status di osservatore presso le Nazioni unite, il Consiglio d’Europa e avendo contatti con l’UE, cerchiamo di internazionalizzare le questioni che sono poste all’attenzione dell’Iaj. In questo senso, assistiamo le associazioni nazionali e ci opponiamo alle modifiche del sistema che riducono i principi dell’indipendenza dei giudici”.

C’è anche un lavoro di supporto e assistenza, soprattutto in alcune realtà.

“Sì, cerchiamo di fornire assistenza ai giudici individuali, come nel caso dei giudici in Afghanistan o in Turchia. Per concludere, nel nostro Statuto l’articolo 3 fissa quali finalità dell’associazione quella di salvaguardare l’indipendenza dell’autorità giudiziaria, come requisito essenziale della funzione giudiziaria e garanzia dei diritti umani e delle libertà. Quindi salvaguardare lo status costituzionale e morale dell’autorità giudiziaria; aumentare e perfezionare la conoscenza e la comprensione dei giudici mettendoli in contatto con giudici di altri Paesi, e permettendo loro di familiarizzare con la natura e il funzionamento di organizzazioni straniere, con le leggi straniere e, in particolare, con il loro funzionamento pratico. Ma anche studiare insieme i problemi giudiziari, siano essi di interesse regionale, nazionale o universale, per trovare soluzioni migliori. Tutti noi, ogni associazione membro e ogni funzionario dell’Iaj, abbiamo l’obbligo di agire in conformità allo Statuto”.

Perché è importante per la magistratura associata avere momenti di discussione e scambio?

“È di estrema importanza. Scambiando opinioni impariamo gli uni dagli altri, quindi i nostri incontri, anche se non sono direttamente dedicati all’apprendimento in senso stretto, ampliano effettivamente le nostre prospettive e conoscenze, offrendoci una visione più ampia sulle soluzioni comparative su una vasta gamma di argomenti, dai fondamentali ai più specifici relativi a determinati settori del diritto. Devo menzionare le nostre quattro Commissioni di studio, che sono il punto in cui si raccolgono informazioni e opinioni e dove apprendiamo le migliori pratiche dei rispettivi sistemi giudiziari, raccomandando cosa fare per migliorare i nostri sistemi legali. Anche il lavoro dei nostri quattro gruppi regionali è molto importante, poiché si incontrano due volte l’anno per discutere i numerosi problemi specifici delle loro regioni e trovare le migliori soluzioni basate sui nostri standard dichiarati”.

Quali saranno le tre principali sfide – a livello globale – per chi esercita funzioni giudiziarie nei prossimi anni?

“In primo luogo, le modifiche alle Costituzioni e alle leggi di massimo livello, dove vengono introdotti o proposti cambiamenti con l’obiettivo di ridurre l’indipendenza della magistratura, principalmente attraverso il cambiamento della composizione dei Consigli di Giustizia o dando più poteri agli altri rami del potere nella nomina, valutazione, disciplina o promozione dei giudici. In secondo luogo, la condizione economica dei giudici, la loro remunerazione, sicurezza sociale, pensioni, che in molti Paesi sono erose significativamente negli ultimi anni. Infine, la scarsa fiducia della società nei confronti dei giudici, alimentata da campagne mediatiche negative contro i giudici e le loro decisioni, e da politici populisti, ciò che solleva, altresì, la questione della sicurezza dei giudici”.

Quale di queste sfide rappresenta il maggior rischio per l’indipendenza della magistratura?

“Direi la prima, perché un giudice indipendente è colui che è consapevole di non dipendere da alcuna persona o partito politico, e le parti davanti a un giudice devono essere consapevoli di questo. La miglior garanzia a tale fine è che i giudici siano eletti dai Consigli di Giustizia, dove i giudici abbiano la maggioranza e gli altri membri siano professionisti indipendenti nel campo del diritto come professori, avvocati e notai”.

Quali sono le sue opinioni sulle imminenti riforme in Italia, oltre a quelle già approvate?

“Da quanto mi risulta, dal lavoro della nostra Associazione, è abbastanza evidente che il progetto di riforma costituzionale presentato dal governo italiano riveli un piano per un indebolimento generale della magistratura, realizzato principalmente attraverso la separazione e la frammentazione dell’ordine giudiziario unificato e la creazione di due diversi Consigli Superiori della Magistratura, uno per i giudici e l’altro per i pubblici ministeri. Questi organi sarebbero indirettamente guidati dai membri nominati politicamente, con un processo di selezione a sorteggio applicato solo ai membri giudiziari. La disposizione sul sorteggio dei membri giudiziari del Consiglio di autogoverno della magistratura è in contrasto con gli standard e i principi dello stato di diritto all’interno dell’UE. Secondo le normative europee, in particolare la Raccomandazione CM/Rec (2010)12 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, punto 27, i membri dei Consigli di Giustizia dovrebbero essere giudici eletti dai loro pari. Credo che anche l’UE sostenga questa posizione.

Inoltre, se la riforma pianificata sarà approvata, l’organo di autogoverno della magistratura sarà diviso in due Consigli, ognuno con giurisdizione su una parte specifica della magistratura, sia per il giudizio che per l’accusa. In Europa, alcuni Stati hanno optato per il meccanismo del doppio Consiglio Superiore della Magistratura, ma in tal caso dovrebbero essere applicati gli stessi principi. Le conseguenze di tale assetto derivano anche dalla posizione della magistratura nell’intero sistema, ma se i magistrati sono indipendenti individualmente, come dovrebbe essere, allora abbiamo bisogno degli stessi principi per la nomina e la promozione, indipendentemente dal fatto che siano operanti due Consigli distinti.  C’è una semplice regola: “Se non è rotto, non aggiustarlo”. Quindi, se non ci sono esigenze serie per riformare il sistema, poiché funziona da decenni, sarebbe più saggio non modificarlo.

Quindi che valutazione fa al riguardo?

“Secondo la nostra opinione, entrambi i Consigli per giudici e pubblici ministeri saranno privati di un potere chiave: l’autorità disciplinare, che è generalmente presente negli organi di autogoverno della magistratura all’interno dell’Ue. Questa autorità è sempre nelle mani dei Consigli di Giustizia perché supervisiona il corretto funzionamento del sistema giudiziario, e la disciplina svolge un ruolo funzionale nel garantire la piena protezione dei diritti individuali dei cittadini. L’Iaj continuerà a monitorare lo sviluppo della situazione italiana e a indagare a fondo sui profili di frizione riportati del progetto governativo con i principi dell’Unione a tutela dello Stato di diritto”.

Tema centrale del meeting di quest’anno è l’intelligenza artificiale: quali sono i principali pericoli e, al contrario, le opportunità per l’esercizio della giurisdizione?

“Abbiamo scelto l’IA perché è davvero il tema centrale per le magistrature di tutto il mondo. Da un lato, è inevitabile che essa cambierà il lavoro di ogni giudice, ma secondo la nostra opinione, che è stata unanimemente accolta nelle riflessioni conclusive della conferenza, l’IA deve rimanere uno strumento per migliorare e rendere più efficiente il lavoro dei tribunali e dei giudici, ma mai potrà o dovrà sostituire il giudice umano, poiché solo il giudice–persona fisica può cogliere le specificità di ogni caso. Sappiamo tutti che non esistono casi identici, quindi solo un giudice-persona fisica può prendere una decisione giusta e corretta dopo aver ponderato tutti gli elementi rilevanti.  È molto pericoloso promuovere l’idea che le macchine possano sostituire i giudici, perché questo rappresenta una minaccia diretta ai diritti umani, in particolare al diritto a un giudice naturale, al diritto a un processo equo e alla trasparenza delle procedure giudiziarie”.