“Morire di pena”, 12 storie di suicidio in carcere

FOTO REPERTORIO - MILANO - CARCERE SAN VITTORE. (MILANO - 2009-10-19, Duilio Piaggesi) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

Il libro di Alessandro Trocino dà nomi e volto a chi si è tolto la vita mentre era recluso

 

Uscire dalla logica dei numeri, per quanto drammatici, e dare a quei numeri un volto, ognuno con la propria storia. Alessandro Trocino, giornalista del Corriere della Sera, sceglie 12 storie di suicidi in carcere per provare a “squarciare il velo di indifferenza” che avvolge la situazione degli istituti di pena nel nostro Paese. “Negli ultimi 10 anni i suicidi in carcere sono stati quasi 700”, spiega l’autore di “Morire di Pena” (ed. Laterza). “Questo libro vuol essere un piccolo obelisco di carta, un memoriale dedicato ai militi ignoti delle carceri, caduti nella guerra silenziosa che si combatte ogni giorno dietro quelle mura”.

Le statistiche sui suicidi nei penitenziari italiani sono diffuse continuamente. Trocino prova ad andare oltre, a “prendere delle persone, con nome, cognome, sentendo familiari e amici, raccontando la loro storia nel dettaglio, come sono finiti in carcere, come si sono uccisi, quello che è successo dopo”. L’autore racconta di avere scelto alcuni casi emblematici ma anche controversi per provare ad attirare l’attenzione su cosa accade dietro le sbarre.

“Non possiamo non occuparcene, scrive, “perché quei criminali non è detto che non siano tutti criminali, circa un terzo è in custodia cautelare. Insomma il carcere ci riguarda anche se è una realtà che non vediamo e che non vogliamo vedere”. “Scegliere le 12 storie da raccontare non è stato facile, così come non è stato facile parlare con i parenti e gli amici di chi si è tolto la vita”, ci racconta Trocino che di carcere si è spesso occupato anche per la rassegna newsletter del Corriere della Sera. L’autore ha individuato alcune storie degli ultimi 2-3 anni e si è dato una regola opposta a quella dei giornali, dove “non si scrive dei suicidi a meno che non siano di persone conosciute”.

Nel libro accade il contrario: nessun nome noto. Ci sono storie di persone con problemi psichici o di droga ma anche persone senza problemi; storie soprattutto di uomini, italiani e immigrati, ma c’è anche la storia di una ragazza di 27 anni, morta nel carcere di Montorio, a Verona. Il numero dei suicidi tra le donne è basso in termini assoluti ma supera in percentuale quello degli uomini visto che la popolazione detenuta femminile rappresenta il 4,3 per cento del totale. E poi la storia di un agente della polizia penitenziaria, perché anche tra di loro il numero di suicidi è alto (sono stati 7 nel solo 2023) molto superiore a quello degli altri corpi di polizia.
E così nelle prime pagine del libro l’autore spiega: “Scrivere di queste 12 persone, e con loro dare voce e corpo e sangue alle decine di migliaia di reclusi, raccontare tutto senza indulgenze e omissioni, crimini compresi, è il compito che mi sono dato, che è un modo per rendere omaggio ai morti di pena”.

Trocino, al Corriere dal 1999 e a lungo cronista parlamentare, osserva come sull’emergenza carceraria tra tutte le forze politiche, nonostante le diverse sensibilità, l’atteggiamento prevalente sia di chiusura, con poche eccezioni. E sottolinea come “il panpenalismo della destra abbia peggiorato la situazione”.

“I dati sui reati più gravi sono in decrescita negli ultimi anni eppure la popolazione carceraria aumenta” – spiega il giornalista, ricordando ad esempio quanto accaduto negli istituti di pena per i minori dopo il decreto Caivano. “L’unica soluzione a breve termine sarebbe un’amnistia ma nessuna forza politica la voterebbe e poi bisognerebbe cambiare il sistema per cui il carcere è il perno centrale del sistema detentivo”.

Il 2024 è stato un anno record per il numero dei suicidi e il 2025 non si presenta migliore. Al 17 marzo di quest’anno secondo i dati del garante nazionale dei detenuti sono 16 le persone che si sono tolte la vita in carcere. Il tasso di sovraffollamento supera il 130%: una situazione che insieme a condizioni igieniche precarie, violenze, inattività, rende davvero arduo perseguire una funzione rieducativa della pena. Scrive Trocino nel suo libro: “Qualcuno si impiccherà e qualcuno dirà, giustizia è stata fatta. Altri resisteranno alla ferocia del buio e torneranno fuori, tra noi: se saranno ancora pronti a rubare, a ferire, a uccidere, dipenderà anche da come ci saremo occupati di loro”.