di Margherita Cassano, Prima Presidente della Corte Suprema di cassazione
1. Premessa
L’innovativa esperienza del cruscotto direzionale in Corte di cassazione
1.1. L’esperienza maturata dalla Corte di cassazione grazie alla sperimentazione del cruscotto direzionale merita una riflessione sotto diversi punti di vista.
Innanzitutto è espressione di una mutata cultura dei giudici della Corte, consapevoli che il loro ruolo non si limita all’impegno di studio, ricerca, approfondimento per garantire ‘l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge e l’unità del diritto oggettivo nazionale’ della legge, in vista di una razionale sintesi coerenziatrice dei plurimi indirizzi interpretativi nell’ambito di un confronto sia interno che con la giurisdizione di merito, ma si traduce anche nel contributo propositivo ad un efficace assetto organizzativo in grado di coniugare fluidità e tempestività dei processi lavorativi, ampia collaborazione tra le diverse componenti dell’ufficio, sollecita individuazione delle eventuali criticità ostative al rispetto di tempi ragionevoli nella definizione delle procedure.
Delinea, inoltre, una nuova visione del ruolo del dirigente dell’ufficio giudiziario, frutto di un lungo e complesso percorso. Le relative tappe possono essere principalmente individuate: a) nell’introduzione, ad opera dell’art. 107, terzo comma, della Costituzione del principio in base al quale i giudici si differenziano fra loro solo per le funzioni svolte; b) nella conseguente eliminazione del precedente assetto gerarchico ad opera della legge 24 maggio 1951, n. 392; c) nei principi enunciati dalla Corte costituzionale con la sentenza 18 luglio 1973, n. 143 a tutela dell’indipendenza interna dei magistrati nei casi di revoca del provvedimento di assegnazione, comportante l’obbligo della motivazione scritta da parte del dirigente dell’ufficio sì da consentire il successivo intervento del Csm; d) nelle modifiche introdotte dal d.lgs. 51/1998 che, nell’innovare in modo significativo gli artt. 42-bis, 47 e 47-quater ord. giud., ha attribuito un inedito rilievo all’attività dei presidenti di sezione nella collaborazione con il dirigente dell’ufficio, riservando loro precisi compiti di organizzazione del lavoro, di sorveglianza sui servizi di cancelleria, di vigilanza sui magistrati componenti la sezione, di promozione di scambi di informazioni in ordine agli orientamenti giurisprudenziali maturati all’interno della stessa; e) nella normativa secondaria del Csm, tesa a superare l’idea tradizionale della dirigenza come approdo di un cursus honorum e come esercizio di poteri insindacabili e a valorizzare la dimensione di servizio che richiede sensibile attenzione a tutti gli ambiti interessati dall’amministrazione della giustizia.
Un ulteriore impulso decisivo ad un radicale mutamento di prospettiva è scaturito poi dal novellato art. 111 della Costituzione che, nel sancire il principio di ragionevole durata, ha reso attuale la riflessione sul nesso inscindibile tra fattore tempo e organizzazione come precondizione di effettività di una risposta giudiziaria che sappia coniugare tutela dei diritti fondamentali, efficienza, tempestività, qualità delle decisioni all’esito di un processo che ponga al centro il rispetto del diritto di difesa e il contraddittorio.
1.2. Tutti questi fattori sono alla base della recente iniziativa assunta dalla Corte di cassazione mediante l’introduzione del cruscotto direzionale, resa possibile grazie alla Convenzione sottoscritta tra ministero della Giustizia con la Fondazione CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università italiane).
Il cruscotto costituisce l’indice di una nuova dimensione professionale del giudice di legittimità, consapevole che l’efficiente strutturazione dell’ufficio, il corretto funzionamento dell’attività giudiziaria e dei servizi ad essa correlati, la complessiva capacità di fornire risposta alle numerose e sempre nuove domande di giustizia sono il frutto dello sforzo ideativo e progettuale di tutte le varie componenti, chiamate a fornire il loro corale contributo propositivo in una dimensione collaborativa e partecipe delle scelte da compiere, possibilmente d’intesa anche con l’avvocatura, interlocutore ineliminabile della magistratura.
L’elaborazione del cruscotto direzionale ha, poi, stimolato i giudici di legittimità ad affinare le loro conoscenze tecnico-giuridiche e ordinamentali, la sensibilità e l’attenzione al tema dell’organizzazione quale dimensione complessa che opera su molteplici livelli e di cui essi si rendono garanti, ad acquisire la consapevolezza del rilievo centrale di dati attendibili su cui costruire proposte efficaci.
Organizzare significa, innanzitutto, conoscere la Corte in tutte le sue articolazioni, analizzare i flussi degli affari, le pendenze, le definizioni, predisporre seri e concreti piani di definizione e di recupero dell’arretrato, avere piena contezza delle varie fasi del lavoro sia più squisitamente giudiziario che amministrativo, tra loro inscindibilmente connessi, al fine di cogliere eventuali criticità e di porvi sollecitamente rimedio, elaborare, all’esito di un’attenta analisi, progetti in vista di un servizio più moderno e rispondente alle attese di un corpo sociale in continuo divenire, oltre che del conseguimento degli obiettivi fissati dal PNRR.
Impegnarsi per fornire una risposta effettiva alla tutela dei diritti fondamentali, assicurare l’accesso e la trasparenza dei dati disponibili, delle informazioni, delle decisioni e delle logiche ad esse sottese, rafforza la legittimazione dell’intera Corte, di quanti vi operano e, più in generale, dell’intera magistratura.
Rendere conto all’intera collettività della propria azione, dei risultati conseguiti e delle criticità perduranti è fondamentale per superare lo schermo di diffidenza e di sfiducia che spesso connota i rapporti tra giustizia e cittadino.
1.3. Il cruscotto direzionale è finalizzato a rendere disponibili in tempo reale i dati aggiornati alle ventiquattro ore precedenti e relativi alla gestione dei ricorsi. Sotto questo profilo si tratta di un innovativo strumento dinamico che integra l’elaborazione statistica già effettuata su base mensile dalla Corte e destinata a confluire nella statistica ufficiale curata dal ministero della Giustizia su base trimestrale, semestrale, annuale. Disporre immediatamente di dati raffinati e privi di eventuali errori (false pendenze, difetti di imputazione, etc.) è fondamentale per il dirigente dell’ufficio giudiziario e i presidenti titolari delle sezioni, per avere piena contezza dell’efficacia dell’assetto organizzativo adottato, per introdurre eventuali correttivi, per intervenire prontamente rispetto a situazioni di ritardo riscontrate nell’adozione delle decisioni, nel deposito delle motivazioni dei provvedimenti da parte del relatore, nella sottoscrizione degli stessi da parte del presidente del collegio. È, altresì, funzionale ad una perequazione dei carichi di lavoro tra i singoli magistrati componenti la sezione e ad una più razionale distribuzione degli affari tra le diverse aree specialistiche interne alla sezione stessa in caso di obiettive, rilevanti asimmetrie rispetto alle unità di organico effettivamente disponibili.
Il carattere intuitivo, la duttilità e l’agilità dello strumento ne hanno consentito, dopo una breve fase illustrativa e formativa, l’utilizzazione da parte dei Presidenti senza la necessità dell’assistenza tecnica di personale qualificato che, invece, si rende necessaria per l’estrazione di dati e l’elaborazione in tabelle e grafici propria di altri strumenti, quali, ad esempio, la “consolle del Presidente” o il c.d. “pacchetto ispettori”.
Attraverso una costante analisi dei dati contenuti nel cruscotto direzionale, raggruppati organicamente per temi e settori di ricerca, il dirigente dell’ufficio e i presidenti titolari e non titolari delle sezioni sono attualmente in grado di verificare in tempo reale il conseguimento, entro i tempi prefissati, degli obiettivi concordati e di modificare e adeguare le scelte a suo tempo adottate in base alla rilevazione dei risultati medio tempore ottenuti, suscettibili di utile confronto e discussione collegiale all’interno delle singole sezioni e fra presidenti titolari delle diverse sezioni in un’ottica di rappresentazione coordinata dell’ufficio.
1.4. L’introduzione del cruscotto direzionale è stata necessariamente accompagnata dall’adozione di altri interventi di sistema, indispensabili per coordinare i diversi ambiti interessati.
Innanzitutto, sono state ricostruite con esattezza, nel rispetto delle previsioni processuali, le diverse cadenze procedimentali e, all’interno di ciascuna di esse, i tempi e le modalità di lavorazione, oltre che la corretta individuazione delle attribuzioni di ciascuna componente.
Successivamente, sono state concordate le definizioni da attribuire ai termini adottati al fine di prevenire eventuali ambiguità nella interpretazione dei dati.
In terzo luogo, sono state rafforzate tutte le misure di implementazione della digitalizzazione e di raccordo con il database informativo SIC sì da consentire forme di aggiornamento automatico a cadenze predeterminate nel corso della stessa giornata.
Infine, allo scopo di permettere un utile raffronto rispetto agli anni precedenti, sono stati inseriti i dati storici del lavoro a partire dal 2019.
Parallelamente sono stati attivati gruppi di lavoro interdisciplinari per seguire lo sviluppo del progetto complessivo cui hanno concorso, oltre ai professori del Politecnico di Milano, i magistrati del Segretariato generale, il personale giudiziario e amministrativo del CED, l’ufficio statistico della Corte di cassazione. Il frutto delle singole discussioni collegiali è stato, a sua volta, oggetto di confronto con i presidenti titolari e non titolari delle sezioni, con il Presidente aggiunto e con la Prima Presidente. Questa modalità di interazione tra le diverse professionalità si è rivelata determinante per condividere progetti e scelte destinati a riverberarsi, nella quotidiana attività della Corte, sull’efficacia della sua azione e sull’assetto organizzativo e tabellare.
Il cruscotto direzionale si è rivelato, sotto questo punto di vista, non un ordinario sistema di analisi e di gestione di dati conoscitivi, ma una sollecitazione importante a ripensare in chiave più moderna l’intero assetto della Corte di cassazione in modo da renderla più rispondente alle esigenze di una società in continua evoluzione, al rispetto della centralità del tempo nella vita delle persone, alle programmate politiche economiche di crescita e di sviluppo del Paese, influenzate anche dai tempi della giustizia nel settore civile.
1.5. Il carattere assolutamente innovativo dell’esperienza vissuta dalla Corte di cassazione ha una valenza generale che trascende il peculiare assetto dell’ufficio in cui è maturata e meriterebbe ampia condivisione con gli uffici di merito, con l’Organo di governo autonomo della Magistratura, con la Scuola Superiore della Magistratura nella consapevolezza che il confronto fra le diverse Istituzioni sulle buone prassi rappresenta un’occasione utile e preziosa per suggerire ulteriori contributi propositivi e per riannodare i fili di un dialogo, talora spezzato, tra magistrati e collettività.