
La consapevolezza del dramma della condizione delle carceri. L’esigenza di creare occasioni di confronto. Il teatro come linguaggio universale, comprensibile a tutti, detenuti e non. Sono gli ingredienti dell’iniziativa del penitenziario di Bollate, dove un gruppo di persone, provenienti da diverse professionalità, tra le quali anche la magistratura, ha indossato le vesti da attori e messo in scena l’Antigone con la regia di Oscar Magi, dando poi spazio a un dibattito con gli stessi detenuti. Un’iniziativa svolta con il patrocinio dell’Ordine degli Avvocati di Milano e della Camera Penale milanese.
Al centro dell’Antigone di Sofocle c’è proprio la legge. Quella legge che impedirebbe la sepoltura delle persone accusate di tradimento, in questo caso di Polinice, il fratello di Antigone. E violando quella legge Antigone viene a sua volta condannata all’esilio in un carcere, e sulle sue vesti ricamato fine pena: mai. Il tema del conflitto tra la legge superiore e la legge morale, ma anche quello dell’eutanasia nonché del dramma del suicidio in carcere sono i nodi della tragedia. Una tragedia rivisitata dalla scrittrice napoletana Valeria Parrella – e messa in scena con la regia dell’ex magistrato Magi – per riflettere sugli snodi sociali e individuali dell’etica e della legge.
Il teatro della casa di reclusione di Bollate, nel Milanese, è stato quindi al centro dell’evento promosso dalla giunta locale dell’Associazione nazionale magistrati, aperto alla cittadinanza e ai detenuti del carcere. Prima lo spettacolo, non in un teatro antico, ma in un carcere, e a seguire, il dibattito aperto in un confronto serrato, con numerosi punti di vista. Al centro del palco il direttore della Seconda casa di reclusione di Milano Bollate Giorgio Leggieri, il capo dell’Area educativa Roberto Bezzi e Silvia Landra, psichiatra dell’Asst Santi Paolo e Carlo. Un dibattito moderato da Roberto Crepaldi, magistrato del tribunale di Milano e (in quel momento) membro della giunta locale della ANM.
“Conosciamo bene, purtroppo, quali sono le condizioni delle carceri e spesso siamo proprio noi a denunciarle. Creare iniziative di questo tipo è utile per accendere un faro su queste gravissime problematiche”, spiega Elena Masetti Zannini (segretaria della giunta locale dell’Anm all’epoca dell’iniziativa, nonché sua promotrice anche in qualità di membro della compagnia teatrale). “Un faro che non deve spegnersi mai, per non arretrare nella battaglia per la tutela dei diritti fondamentali anche dei detenuti e delle persone che lavorano in carcere”.
Non è il primo appuntamento che la magistratura associata organizza nelle carceri. Fra gli ultimi episodi quelli che hanno visto protagonisti i neo-magistrati fra Belluno e Secondigliano, quindi le iniziative culturali in diverse parti d’Italia. Con la consapevolezza che l’emergenza carceraria ha un costante bisogno di risposte.