Sciopero magistrati, partecipazione oltre l’80 per cento

Grande adesione anche alle assemblee aperte ai cittadini. La Giunta Anm: “Un esercizio di democrazia di cui essere orgogliosi”.

 

La Costituzione tra le mani, la coccarda tricolore sulla toga e la difesa appassionata delle ragioni “in difesa” e non “contro”. Lo sciopero dei magistrati ha visto una grande  partecipazione, con un’adesione superiore all’80 per cento. Da Genova a Milano, da Trieste a Bologna, da Roma a Napoli, da Torino a Palermo in tutti i Palazzi di Giustizia del Paese la manifestazione decisa dall’Anm in difesa della Costituzione è stato declinata non solo come astensione dal lavoro, laddove il codice di autoregolamentazione lo consente, ma in una serie di assemblee aperte a costituzionalisti, avvocati, esponenti della società civile e a tutti i cittadini che vogliono saperne di più sulla riforma della magistratura voluta dal Governo. La Giunta dell’Anm in una nota sottolinea come oltre l’adesione “ciò che ancora di più dà la misura del successo di questa giornata è stata l’altissima partecipazione del pubblico a tutte le iniziative che sono state organizzate sul territorio nazionale”.

“L’adesione allo sciopero è molto soddisfacente. Una cifra importante, anche rispetto agli altri scioperi ma che è proporzionata alla rilevanza di questa manifestazione” ha spiegato il presidente dell’Anm Cesare Parodi che ha aperto la giornata insieme ai colleghi romani sulla scalinata della Corte di cassazione. Una sorta di flash mob, come accaduto davanti ai Palazzi di Giustizia di tutto il Paese, in cui i magistrati, in toga e con la coccarda tricolore, hanno letto passaggi della Costituzione. Perché – come ha spiegato il presidente Parodi – non è uno sciopero contro qualcuno ma a difesa di alcuni principi della Costituzione in cui fermamente crediamo e che crediamo siano la soluzione migliore per i cittadini, anche per i magistrati e addirittura anche per i politici”.

credits Stefano Carofei/IPA
credits Stefano Carofei/IPA

”Di fronte a una riforma così non ci sono margini per una trattativa: autonomia e indipendenza della magistratura non sono negoziabili, sono beni comuni e non sono nella disponibilità dei magistrati” l’esortazione del segretario generale dell’Anm Rocco Maruotti nel suo intervento all’assemblea pubblica che a Roma si è tenuta a poca distanza dalla Cassazione. Di qui la conclusione: ”Sia chiaro non ci sono per noi soluzioni di compromesso o possibili accomodamenti al ribasso”.

Sottolinea l’importanza delle assemblee aperte anche il vicepresidente dell’Anm Marcello De Chiara che ha definito lo sciopero “una scelta dolorosa e sofferta ma necessaria perchè la riforma persegue l’ obiettivo di realizzare un ridimensionamento indiscriminato della magistratura ordinaria”.

Francesca FrazziA Roma ha preso la parola anche una neo magistrata, Francesca Frazzi, che ha espresso  preoccupazione per il ddl costituzionale a nome di tutti i colleghi che, come lei, hanno da poco vinto il concorso. Un successo “dolceamaro” ha spiegato visto che “ad attenderci c’è una riforma costituzionale che snatura e separa quella giurisdizione unitaria di cui abbiamo tanto sognato di far parte”.

Lo sciopero del 27 febbraio è stato deciso dall’Assemblea straordinaria dell’Anm come uno degli strumenti di mobilitazione contro il disegno di legge costituzionale Nordio che riforma la magistratura. Un punto di partenza e non di arrivo.

A fine giornata la soddisfazione non è solo per l’adesione ma per la grande partecipazione alle assemblee pubbliche, con gli interventi di esponenti del mondo accademico e forense, della cultura e dello spettacolo, oltre a moltissimi cittadini. All’assemblea di Roma, ad esempio, hanno assistito circa 400 persone e hanno preso la parola i rappresentanti di più di 50 realtà del mondo della cultura, dell’associazionismo e del sindacato. “Oggi tutti insieme” – si legge nella nota della Giunta esecutiva dell’Anm – “abbiamo realizzato un esercizio di democrazia di cui essere orgogliosi”.