Si valuti impatto e sostenibilità degli obiettivi quantitativi del PNRR

Il pluralismo di idee che da sempre caratterizza l’ANM, attraverso il dialogo tra le correnti, è l’espressione diretta della democrazia e, a tale proposito, non è casuale notare che l’organismo rappresentativo della magistratura, fondato nel 1909, come “Associazione generale fra i magistrati d’Italia”, sia stato messo a tacere soltanto durante il regime fascista a seguito dello scioglimento disposto nel 1925, venendo rifondato solo nel 1944, come “Associazione Nazionale Magistrati”, a seguito della ricomparsa della democrazia nel nostro Paese.

Come tutti sappiamo, il tema della giustizia è stato posto al centro del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), essendo state previste una serie di riforme e di misure organizzative finanziate dai fondi messi a disposizione dall’Unione Europea. L’ufficio del Processo (UPP) costituisce indubbiamente la misura organizzativa più rilevante, non solo in termini di investimento finanziario, ma anche per le finalità e gli obiettivi assegnati al piano. Il progetto prevede il reclutamento straordinario di personale amministrativo a tempo determinato da destinare all’ufficio per il processo, attraverso la creazione, da un lato, di un vero e proprio staff di supporto al magistrato e alla giurisdizione, con compiti di studio, ricerca, redazione di bozze di provvedimenti ecc., e, dall’altro, mediante la costruzione di una struttura che sia a servizio dell’intero ufficio come raccordo con il
sistema delle cancellerie e delle segreterie, di assistenza al capo dell’ufficio e ai Presidenti di sezione per le attività di innovazione, di monitoraggio statistico ed organizzativo, di supporto alla creazione di indirizzi giurisprudenziali e di banca dati.
A tale progetto sono associati obiettivi di risultato di carattere quantitativo e qualitativo in ordine al cui raggiungimento la Commissione Europea ha chiesto un controllo agli Stati Nazionali.
In particolare, sono stati indicati obiettivi quantitativi, calcolati su base nazionale, in termini di riduzione della durata processuale, pari al 40 % per i processi civili, e al 25 % per i processi penali, alla data del 30 giugno 2026, nonché un abbattimento dell’arretrato da raggiungere entro la fine del 2024 come obiettivo intermedio, pari ad una riduzione dell’arretrato del 65 % per i tribunali e del 55% per le corti d’appello, rispetto ai valori del 2019, ed un target finale da raggiungere alla data del 30 giugno 2026, pari ad una riduzione del 90 % dell’arretrato, sia per i tribunali che per le corti d’appello.

L’ufficio del processo e l’avvicinarsi del momento di ingresso delle nuove risorse destinate a tale ufficio ha suscitato un notevole interesse e, come era prevedibile, ha destato anche delle preoccupazioni legate al raggiungimento degli obiettivi stabiliti dal Piano.
Non è infatti verosimile credere che i neoassunti possano iniziare a lavorare a pieno regime una volta immessi in servizio, essendo necessario che, oltre alla formazione generale di competenza ministeriale, venga svolto un periodo di addestramento nello specifico ufficio di destinazione, con un inevitabile dispendio di energie e di tempo da parte dei magistrati incaricati di tale incombente.

Pertanto, come Giunta locale, abbiamo stabilito di organizzare un’assemblea da tenersi verso la fine di febbraio, finalizzata a conoscere, nell’interesse reciproco di tutti gli interlocutori alla circolazione più ampia possibile delle informazioni, le proposte adottate dai Capi degli uffici al fine di ottimizzare il lavoro degli addetti e le criticità incontrate nella messa in opera dei progetti organizzativi.

Siamo consapevoli che, in termini generali, il problema della giustizia italiana sia la durata dei processi, sia per quanto concerne la giustizia civile, sia per quanto concerne la giustizia penale. Di questo problema i singoli magistrati, devono farsi carico; è altresì vero, tuttavia, che è compito della magistratura, in un’ottica collaborativa, e dell’associazione magistrati in particolare, rilevare le indubbie criticità e ripercussioni che questa obbligazione di risultato imposta dal PNRR comporta sul lavoro del giudice, il quale non deve mai perdere di vista il senso della qualità e della delicatezza della propria funzione.

Auspichiamo, pertanto, che il Ministero della giustizia e il Consiglio Superiore della Magistratura, nell’ambito delle rispettive competenze, valutino l’impatto e la sostenibilità degli obiettivi quantitativi stabiliti dal Piano, tenendo conto delle innegabili difficoltà derivanti dall’avvio del nuovo modello organizzativo.

Ci proponiamo dunque di continuare il nostro lavoro con impegno e raccogliendo le sollecitazioni provenienti dagli associati, organizzando iniziative aperte alla cittadinanza, ma anche momenti di riflessione interna alla magistratura, e ciò perché siamo convinti che il magistrato, nell’esercizio della propria funzione, debba farsi anche carico del tema della credibilità dell’amministrazione della giustizia. Prendendo in prestito le parole di Leonardo Sciascia: “…quando un uomo sceglie la professione di giudicare i propri simili, deve rassegnarsi al paradosso – doloroso per quanto sia – che non si può essere giudice tenendo conto dell’opinione pubblica, ma nemmeno non tenendone conto”.

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Abstract della Relazione del presidente della GES Umbria, Pierluigi Panariello, in occasione dell’inaugurazione dell’Anno giudiziario, Perugia 22 febbraio 2022. 

In foto: Vincent Van Gogh, Il seminatore (da Millet), Museo Kroller-Muller (Paesi Bassi).