
Il testo varato a marzo dal governo è all’esame del Senato
L’argomento è da cronaca, purtroppo, quasi quotidiana e la premessa è doverosa: prima di entrare nel merito delle risposte che può fornire il diritto c’è un tema culturale che investe tutti, serve un approccio che abbracci prospettive diverse. Parliamo del disegno di legge che introduce il nuovo reato di femminicidio, licenziato dal governo nel mese di marzo e ora all’esame della commissione Giustizia del Senato. Dove il presidente dell’Anm, Cesare Parodi, ha espresso una serie osservazioni a nome dell’Associazione nel corso di un’audizione sul testo. Anche lui partendo da una premessa. “Da cinque anni coordino il gruppo sulla violenza domestica e di genere a Torino, ho visionato migliaia di fascicoli quindi porto, oltre alla voce dei colleghi, la mia personale esperienza e la mia personale preoccupazione”, le parole di Parodi, “tutti abbiamo sotto gli occhi i numeri e la rilevanza del fenomeno, l’esigenza di mettere le donne, vittime di questi reati, al centro dell’attenzione e garantire una maggiore tutela. E’ un provvedimento dal valore simbolico molto alto, ma che ha trovato molte preoccupazioni”.
Insomma la ratio è certamente condivisibile, ma ci sono alcuni aspetti che potrebbero ottenere un effetto opposto a quello voluto, e cioè dilatare i tempi. Ed è su queste ricadute organizzative che si appuntano i timori dell’Anm, così come spiegato da Parodi ai senatori. Due in particolare i punti messi in evidenza: l’aumento delle competenze collegiali (ad esempio per lo stalking) e l’obbligo per il pm di ascoltare la vittima o i suoi parenti, senza più delegare la polizia giudiziaria.
Sul primo punto il presidente dell’Anm sottolinea che “la competenza collegiale è un principio in astratto condivisibile, il problema pratico è che il numero dei giudici è sempre lo stesso. Rischiamo di avere indagini molto rapide, ma processi che verranno fissati sempre più avanti nel tempo”. Insomma per Parodi se si vogliono tempi rapidi bisogna rinunciare alla collegialità.
Ragionamento ripreso anche per l’obbligo del pm di ascoltare la vittima che andrebbe ad aumentare la pressione su altre funzioni non delegabili e di conseguenza sull’andamento stesso dei procedimenti, con un aumento dei tempi per arrivare al dibattimento. “Sentire a fondo la persona offesa è un atto delicato, che richiede tempo. Finora la delega alla polizia giudiziaria ha funzionato bene, abbiamo fatto formazione in molti uffici” ha spiegato ancora Parodi, “andrebbe mantenuto con correttivi il sistema attuale”.
C’è infine un argomentazione sulla nuova fattispecie di reato di femminicidio, introdotto dal disegno di legge come ha ancora spiegato Parodi: “Sono molto concreti i timori di un’indeterminatezza e, per la procura, di fornire una prova adeguata a quella che il legislatore ci indica. Saranno fonte di una maggiore complicazione e difficoltà”.
L’auspicio è che i suggerimenti della magistratura “possano intervenire sul testo definitivo della riforma”. Il provvedimento è ora in esame in Senato, in commissione Giustizia per il primo passaggio parlamentare. Il suo primo esame in assemblea è fissato per il mese di luglio.