“Autoritratti”, l’Odissea riscritta dai detenuti

FOTO REPERTORIO - MILANO - **SPECIAL FEE** CELLA DEL CARCERE DI BOLLATE - Agenzia Fotogramma (la foto è utilizzabile nel rispetto del contesto in cui è stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate )

Un libro nato dall’esperimento in carcere di un giovane artista

Il luogo, il carcere. I protagonisti, i detenuti. L’opera, l’Odissea. Tommaso Spazzini Villa, artista e scrittore, porta un progetto di arte partecipativa in diversi istituti penitenziari italiani, dando voce a chi quasi sempre voce non ha. Il risultato è un’opera nell’opera: il libro Autoritratti, edito da Quodlibet, in cui 361 detenuti rileggono e ridanno forma, la loro forma, al testo omerico.

Tutto nasce da un laboratorio che l’autore propone nel 2018 a Cosima Buccoliero, allora vice direttrice della casa di reclusione di Milano – Bollate. Ai detenuti che partecipano viene distribuita una sola pagina, sempre diversa, dell’Odissea. E viene chiesto loro di sottolineare – se lo vogliono – parole isolate che possano comporre una frase di senso compiuto. Nascono così nuove pagine, un nuovo testo collettivo. Nasce l’Odissea dei detenuti. L’esperimento coinvolge altri istituti di pena su tutto il territorio nazionale, fino alla pubblicazione del libro nell’autunno del 2024.
“M’hai donato dei figli bellissimi e io così misero”, “dimmi cuore se di nuovo a viver tornerai” alcuni dei periodi che prendono forma. Altre pagine restano bianche, e l’autore le lascia così, nel rispetto del silenzio che i detenuti hanno espresso. E tutte insieme, pagine bianche e non, diventano richieste di aiuto, se lette alla luce della drammatica situazione delle carceri italiane.

“Vorrei solo – racconta Spazzini Villa – che l’umanità che esce da queste pagine possa riempire il vuoto di umanità che c’è in questi luoghi, vorrei attraverso la potenza della parola e dello sguardo restituire umanità alle persone in un luogo, il carcere, che noi, come società, come Stato, disumanizziamo enormemente”. L’autore spiega di avere insistito molto con i detenuti su un aspetto in particolare. “Ho chiesto loro di seguire un principio di verità, non che scegliessero le frasi apparentemente più intelligenti o descrittive, e non è stato facile perché a quel punto le persone si connettevano con il loro dolore”.

Due in particolare gli episodi che l’artista tiene a ricordare, mantenendo il riserbo sugli istituti in cui il progetto è stato realizzato. “Una donna mi ha detto che la pagina che aveva tra le mani era come la vita, perché dalle prime parole scelte dipendeva tutto il resto, esattamente come accade nella vita”. “E un detenuto che ha ammesso: se avessi avuto una pagina bianca non avrei mai scritto quella frase”.

Esperienze che nell’auspicio di Spazzini Villa potranno aiutare chi legge a vedere la realtà carceraria attraverso una prospettiva diversa perché “la detenzione e la funzione rieducativa della pena ci riguardano, riguardano tutti, come società e come persone”.
Le condizioni degli istituti penitenziari nel nostro Paese restano al limite come la cronaca ricorda ogni giorno: l’indice di sovraffollamento è oltre il 133 % e il numero di suicidi è vicino al record negativo del 2022: sono 83 i detenuti che si sono tolti la vita da gennaio a novembre 2024, 7 gli agenti di polizia penitenziaria.