
Editoriale del n. 2/2024 de La Magistratura
di Cecilia Bernardo, direttrice della rivista
Quando finisce un’esperienza arriva il momento dei saluti e dei bilanci, si ripercorrono i ricordi e si fa tesoro delle esperienze fatte. Ed in questi quattro anni di esperienze nuove ne abbiamo fatte molte. Sono stati quattro anni importanti ed impegnativi. Quattro anni di sfide. Si conclude la mia direzione de La Magistratura con questo numero, che segna la chiusura di un cerchio. Il progetto editoriale della rivista ha posizionato tasselli nuovi sul campo, per rafforzare l’identità dello storico organo della magistratura associata. La nostra rivista è sempre stata un punto di riferimento per la comunità scientifica, da un lato, e per l’associazionismo, dall’altro. Una rivista aperta al confronto ed al dialogo.
L’obiettivo che abbiamo perseguito fin dal primo giorno di lavoro è stato quello di adoperarci per la conoscenza e la diffusione del diritto e di tutti i temi di interesse per il mondo della giustizia. In quest’ottica, abbiamo costruito un’occasione per la condivisione unitaria di un progetto, che ha contribuito a valorizzare gli ideali comuni ai magistrati, radicati nella storia di questa rivista, che accompagna da oltre un secolo la vita dell’Associazione nazionale magistrati.
Il percorso per l’accreditamento scientifico presso l’Anvur è stato seguito con cura in tutti i suoi passaggi, da quelli formali a quelli sostanziali, creando un sito internet interamente dedicato alla rivista ed introducendo una procedura di revisione per tutti gli articoli pubblicati periodicamente nei nostri fascicoli. Il rigore nelle procedure, la ricerca costante dell’approfondimento e l’apertura all’Accademia sono stati punti fermi di un quotidiano impegno. Con orgoglio abbiamo ospitato interventi di giuristi di chiara fama, che hanno arricchito il dibattito con la loro competenza ed il loro sguardo lucido. Allo stesso modo abbiamo sviluppato il progetto del Commentario alla Carta costituzionale, che ha raccolto decine di brillanti contributi, consultabili online. Dall’altro lato, abbiamo anche voluto recuperare l’attenzione verso il dibattito quotidiano del mondo della giustizia, rendendo la versione web de LaMagistratura.it sempre più vivace nel raccontare quanto accade nel dibattito politico-parlamentare, ma anche e soprattutto nella società.
In questi quattro lunghi anni, abbiamo approfondito con spirito critico temi cari agli addetti ai lavori, su cui è utile stimolare il dibattito, ascoltando tutti i punti di vista, nessuno escluso, e consentendo così ai lettori di formarsi la propria opinione. Abbiamo, altresì, rivolto il nostro sguardo verso il diritto europeo e sovranazionale, raccogliendo contributi e testimonianze anche al di fuori del nostro Paese.
Un lavoro polifonico ed uno sguardo plurale verso il mondo della giustizia: questa è la traiettoria che abbiamo disegnato in questi anni. Un tracciato che ha preso forma in maniera sempre più decisa ed autorevole e di cui vado orgogliosa, ma i meriti vanno condivisi con tutte le persone che sono state decisive nel puntellare il percorso, ricordando innanzitutto i colleghi del Comitato di redazione (Chiara, Roberta, Aldo e Stefano), che con coraggio mi hanno accompagnato in questa nuova avventura; i componenti del Comitato direttivo centrale, che ci hanno consentito di avviare questo progetto editoriale; tutti i professori e i colleghi che hanno accettato con entusiasmo di far parte del Comitato scientifico; tutti i colleghi che sono stati disponibili a far parte del Comitato dei referenti distrettuali, creando una rete di collegamento su tutto il territorio nazionale e, infine, i due direttori responsabili che si sono avvicendati nell’incarico (Sabrina e Carlo), che hanno contribuito a far nascere e crescere la nostra preziosa rivista.
Ora l’auspicio è che si prosegua su questa strada: quella che per me è la fine di questo viaggio sarà l’inizio di un nuovo percorso per qualcun altro, a cui auguro buon lavoro. L’opera d’arte scelta per la copertina di questo numero (“Gli addii” di Umberto Boccioni) rappresenta proprio questo, un addio che sta a significare un arrivederci.
C’è un’eredità preziosa da conservare, valorizzare e sviluppare. Lo spazio di questa rivista è un patrimonio culturale importante per l’Associazione nazionale magistrati. Un patrimonio di cui andare fieri e orgogliosi.