Al congresso internazionale dei giudici a Città del Capo, l’Associazione europea dei magistrati (Eaj) ha esaminato – su proposta della delegazione italiana dell’Associazione nazionale magistrati – una mozione sull’Italia, con un giudizio negativo sul ddl costituzionale per la separazione delle carriere e il nuovo Csm.
La riforma – si legge nel documento – “produrrà inevitabili distorsioni e patologie”. Dopo la discussione sul tema l’Eaj ha deciso di inviare una missiva al governo.
Ecco il testo integrale della mozione:
Roma, 7.10.2024
I delegati italiani per l’Associazione Nazionale Magistrati
L’ANM formula all’EAJ la seguente proposta di mozione:
«L’obiettivo reale del Ddl costituzionale proposto dal governo italiano è trasformare (svilendone il ruolo) la natura dell’organo di autogoverno della magistratura: da organo di garanzia di rilievo politico-costituzionale, a composizione rappresentativa delle diverse anime che compongono la magistratura italiana e in grado di attuare delicati bilanciamenti in materia di amministrazione della giustizia, a organo burocratico composto di “sorteggiati”.
Il progetto di riforma costituzionale avviato dal governo italiano, laddove prevede il sorteggio dei membri dell’organo di autogoverno della magistratura, si pone in dichiarato contrasto con i principi dello stato di diritto dell’UE. Secondo le norme europee e in particolare la Raccomandazione CM/Rec (2010)12 del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, punto 27, i membri dei Consigli di giustizia dovrebbero essere magistrati “scelti” dai loro pari. In tal senso si è, peraltro, espressa il 24 luglio scorso la Commissione Europea nella Relazione sullo Stato di diritto 2024, al “Capitolo sulla situazione dello Stato di diritto in Italia” (v. in particolare a pag. 7).
Il Csm, se sarà approvata la riforma in cantiere, sarà frazionato in due Consigli, ciascuno dei quali senza più sguardo d’insieme avrà competenza sulla sola porzione di giurisdizione, giudicante o requirente, di stretta pertinenza. Non ci sarà alcun organo di raccordo che possa tutelare l’indipendenza esterna dell’intero ordine giudiziario dal potere politico o affrontare i nodi dell’efficienza della funzione giurisdizionale nel suo complesso, a garanzia anche del corretto utilizzo delle risorse e del conseguimento dei target previsti dal PNRR.
Il Csm, sia della carriera giudicante che requirente, sarà mutilato di una competenza essenziale: la disciplina, seppure generalmente presente negli organi di autogoverno della magistratura in ambito UE. Ma sradicarla dai due Csm, come intende fare il Governo italiano, vuol dire impedire all’autogoverno di svolgere il suo essenziale compito: la giustizia disciplinare è da sempre nelle mani del Csm perché è l’organo che cura il corretto svolgimento della funzione giurisdizionale rispetto al quale la disciplina riveste un ruolo funzionale ad assicurare piena tutela ai singoli cittadini.
Pur nella consapevolezza che nell’UE non esiste un modello unico di assetto istituzionale degli uffici della procura, va detto che i propositi di riforma del Governo italiano incideranno pesantemente con la separazione della carriere tra magistratura giudicante e requirente ‒che, per come prefigurata, produrrà inevitabili distorsioni e patologie, determinando pulsioni autoreferenziali dell’ufficio requirente e l’esigenza di controllarne in seguito l’operato ‒ sulle garanzie istituzionali necessarie affinché i pubblici ministeri siano in grado, secondo principi e regole dello stato di diritto, di adempiere ai loro doveri e responsabilità in condizioni giuridiche e organizzative adeguate, senza interferenze improprie o ingerenze politiche indebite».