Al centro del meeting dell’Associazione internazionale dei giudici l’autonomia e l’indipendenza dei magistrati in Europa. Poniz: “Essenziale conoscere le criticità”. Maddalena: “Tenere sempre alta la guardia”
Uno sguardo a 360 gradi su quello che succede alla magistratura in tutto il mondo. Uno sguardo attento a tutela di indipendenza e autonomia del potere giudiziario. È questa l’attività quotidiana dell’Associazione internazionale dei giudici, ma a Città del Capo – in occasione del meeting annuale – è l’occasione per un punto sui vari dossier aperti.
L’associazionismo giudiziario internazionale è quindi anche capace di far rete. Lo ha ricordato in apertura della seconda giornata dei lavori un video-racconto della ‘marcia delle mille toghe’, l’iniziativa promossa a sostegno della magistratura polacca l’11 gennaio del 2020 a Varsavia. In quell’occasione l’Anm era rappresentata dall’allora presidente Luca Poniz.
“È stata l’emozionante occasione per ricordare una grande manifestazione a sostegno della magistratura polacca e a difesa della sua indipendenza”, spiega Poniz, che fa parte della delegazione italiana a Città del Capo. “Centinaia di magistrati da tutta Europa hanno sfilato, in toga, in silenzio, tra ali di folla sempre crescente. C’era la consapevolezza dell’esplicita minaccia allo Stato di diritto, non unica purtroppo. Occasioni come il congresso che si sta celebrando sono essenziali per la conoscenza delle situazioni di criticità e per la conseguente promozione di ogni iniziativa di tutela. Nessun Paese è veramente democratico se la magistratura non è pienamente autonoma ed indipendente”, aggiunge Poniz.
Sono tre invece i Paesi al centro dell’attenzione oggi: Armenia, Bulgaria e Svezia. E su tutti e tre gli Stati europei l’associazione ha approvato delle risoluzioni.
“Bisogna mantenere sempre alta la guardia, non dare mai per scontato che non si possa tornare indietro. Basti pensare a quello accade in una democrazia avanzata come la Svezia, dove l’attuale sistema retributivo prevede che gli stipendi dei giudici siano individualizzati in base alla produttività e alle conseguenti valutazioni dei capi degli uffici”, a raccontarlo è la vicepresidente dell’Anm Alessandra Maddalena. “Non è difficile – prosegue – comprendere quali effetti dannosi sull’indipendenza interna della magistratura possa produrre un simile sistema, spingendo ad una esasperata competitività e rendendo concreto il rischio che i magistrati si sentano sotto pressione da parte di chi è responsabile della determinazione dei loro stipendi”. Sul tema l’associazione ha quindi approvato all’unanimità una risoluzione in cui ha evidenziato come l’uso di variazioni nella retribuzione dei giudici basate su criteri non oggettivi, collegati alle prestazioni delle attività giudiziarie, sia assolutamente contrario agli standard internazionali ben consolidati di indipendenza giudiziaria.
Sulla situazione armena l’Associazione europea dei giudici si era invece già espressa nell’estate del 2023, partendo dai provvedimenti disciplinari attuati nei confronti di alcuni magistrati. Da quel momento la situazione in Armenia è peggiorata. Per cui nella nuova risoluzione vengono posti sotto la lente di ingrandimento alcuni aspetti critici di questi interventi, in particolare rispetto alla formulazione e all’iter delle sanzioni. Diversa la situazione che riguarda la Bulgaria: in evidenze le gravi criticità del sistema di voto elettronico della Corte suprema che al momento non garantisce la necessaria sicurezza.