Anno giudiziario, la protesta contro la riforma parte dalla Costituzione

Il 25 nelle Corti d’Appello le iniziative per spiegare il no alla separazione delle carriere

 

Un’azione forte, simbolica ma rispettosa per manifestare la profonda contrarietà della magistratura alla riforma costituzionale sulla separazione delle carriere. Tra le forme di protesta, decise nell’ultima riunione, il Comitato direttivo centrale dell’Anm ha infatti dato il via libera ad una serie di iniziative di protesta e di sensibilizzazione per la giornata del 25, quando – il giorno dopo l’apertura in Cassazione – si apre l’anno giudiziario nelle Corti d’appello.

L’invito per tutti i magistrati è a partecipare alle cerimonie indossando la toga e una coccarda tricolore. Ma prima l’appuntamento sarà fuori dai palazzi di giustizia, per spiegare le ragioni della protesta contro il ddl costituzionale.

Il richiamo allo spirito della Carta

L’Associazione ha scelto alcune frasi dal forte impatto simbolico che saranno esposte all’esterno dei palazzi di giustizia. Frasi che saranno uno spunto di riflessione a tutela dei principi fondanti della nostra Carta.

A preoccupare è non solo il merito della riforma, ritenuta sbagliata e pericolosa per l’autonomia e l’indipendenza dei magistrati, ma anche il metodo che ha visto, come ha sottolineato il presidente Giuseppe Santalucia, un passaggio blindato per il primo sì alla Camera.

Il richiamo allo spirito della Costituzione non sarà l’unica forma di protesta scelta per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. I magistrati, con indosso una coccarda tricolore e la Costituzione tra le mani, abbandoneranno la cerimonia quando prenderà la parola il ministro della Giustizia o un suo rappresentante.

Toccherà quindi ai presidenti delle Giunte locali spiegare le ragioni delle iniziative messe in campo. Una scelta netta, adottata dal Comitato direttivo centrale lo scorso 18 gennaio, per attirare l’attenzione sulle ragioni del no alla riforma. Che preoccupa per le ricadute che potrebbe avere sui diritti dei cittadini.

“Se la magistratura non è indipendente i diritti dei cittadini sono a rischio”, attacca l’Associazione nazionale magistrati.