“No ai politici per dare un segnale”, parla Diella presidente del Comitato per il No

“Il nostro compito è spiegare le ragioni del no, con argomenti e senza polemiche”. Antonio Diella è un magistrato esperto, ora presidente della prima sezione penale del tribunale di Foggia ed è coordinatore dell’Ufficio Gip/Gup. Parla a La Magistratura della nascita del Comitato A difesa della Costituzione. È la sua prima intervista. Ha le idee chiare e mette in fila i prossimi passaggi.

Presidente Diella, prende forma il Comitato ‘A difesa della Costituzione’, quale sarà il suo compito?

“Innanzi tutto spiegare che cosa dice la riforma e perché noi non siamo favorevoli. Non abbiamo il compito di opporci a qualcuno, al governo, ad altre forze politiche, abbiamo il compito di informare i cittadini, di dare a tutti degli elementi per comprendere che cosa questa riforma vuole realizzare e perché noi siamo contrari”.

Il dibattito è stato aspro in questi mesi.

“Vorremmo essere fuori da certe polemiche e da certe modalità. Vorremmo avere davvero la serenità di poter spiegare, questo sarà il compito del comitato. Arrivare dovunque per spiegare. E confrontarci con tutti, perché le persone possano scegliere con consapevolezza”.

Siamo a settembre. In queste ore ci sarà il terzo voto del Parlamento.

“Abbiamo aspettato a costituire il comitato proprio per questo, abbiamo sperato fino all’ultimo che anche al Senato si potesse arrivare a delle modifiche. Dopo il voto del Senato è chiaro che nulla è più modificabile e quindi abbiamo fatto questo passo. Un passo nuovo per l’Anm, è un passo importante, una scelta decisa ma sempre una scelta per spiegare, per confrontarsi, per provare a ragionare in un clima di serenità perché noi siamo contrari a questa riforma”.

Chi potrà far parte del comitato?

“Si è presa la decisione di aprire il comitato alla partecipazione di magistrati, ex magistrati, mondo dell’accademia, cittadini, però abbiamo inteso specificare un passaggio. Non sarà possibile che uomini politici o che hanno svolto attività politica di partito o che sono dentro associazioni che svolgono una legittima attività politica aderiscano al comitato. Vorremmo che il comitato anche in questo dia un segnale. Abbiamo scelto di non dare connotazioni politiche”.

Quali sono le preoccupazioni principali della riforma Nordio?

“C’è una preoccupazione generale, ovvero che passi il criterio per cui approvando questa riforma la giustizia sarà più efficiente. Questo non è vero, la riforma non incide sul funzionamento della giustizia. Attiene invece all’indipendenza e all’autonomia. Noi riteniamo che questa riforma colpisca l’indipendenza e l’autonomia della magistratura, in particolare attraverso una diversa conformazione dell’organo che fino adesso ha garantito l’indipendenza e l’autonomia che è il Consiglio superiore della magistratura”.

Non è l’unico aspetto però.

“La riforma va vista nel suo complesso. Ha un disegno, legittimo per chi lo ha proposto, per noi non utile, anzi pericoloso per l’autonomia e l’indipendenza della magistratura. E questo disegno è delineato chiaramente dalla separazione delle carriere, dal sorteggio e dall’applicazione della nuova disciplina sull’Alta corte. Depotenziare il Consiglio superiore della magistratura pone la magistratura in una situazione di pericolo per la sua autonomia e indipendenza. E tutto questo costituisce un vulnus, un danno per tutti i cittadini che hanno a cuore la giustizia”.