
Spiegare ai cittadini con linguaggio semplice che possa raggiungere tutti perché la riforma della magistratura è sbagliata e perché i primi a pagarne le conseguenze sarebbero proprio i cittadini. Il Comitato costituito dall’Anm e in difesa della Costituzione muove i primi passi e lo fa con un messaggio chiaro: è giusto dire no. Non uno slogan ma una linea guida, un impegno a spiegare perché bisogna bocciare la legge di revisione costituzionale firmata da Carlo Nordio.
Uno accanto all’altro in conferenza stampa prima il presiedente del Comitato, Antonio Diella, poi il presidente onorario, Enrico Grosso, professore di diritto costituzionale e avvocato, spiegano di non puntare ad una campagna per slogan. La posta in gioco è molto alta e proprio per questo bisogna entrare il più possibile nel merito della riforma, che poi è uno degli scopi per cui il comitato stesso è stato costituito. Andare oltre la magistratura associata e coinvolgere rappresentanti della società, senza legami con la politica. Un confronto aperto a tutti e a tutti i livelli come ha ricordato Grosso: “Gli interlocutori sono tutti egualmente degni di essere coinvolti, compresa la premier Meloni e l’esecutivo, ma bisognerebbe però cominciare a far sì che del dibattito sulle riforme si riappropriassero i cittadini”.
Al suo fianco Diella, presidente della prima sezione penale del tribunale di Foggia, chiarisce: “Il nostro non è il comitato dei magistrati, ma è di tutti: docenti universitari, avvocati o qualsiasi altro cittadino. Non rappresenta una casta né una corporazione e non possono farne parte persone che hanno, oppure hanno avuto, incarichi di natura politica. Vogliamo soltanto spiegare che questa riforma non accorcia i tempi dei processi, ma colpisce i diritti dei cittadini. Spiegheremo le nostre ragioni andando al cuore. Tutti gli altri discorsi non c’entrano nulla con la riforma” prosegue Diella, mentre Grosso aggiunge che “è in gioco la credibilità del sistema giustizia e perciò questa deve essere la battaglia dei cittadini contro una riforma sbagliata, non contro il governo”. Per il costituzionalista la separazione delle carriere non c’entra nulla. “Si è voluto toccare la Costituzione – dice – perché la posta in gioco è ben altra: si mina l’indipendenza della magistratura. Viene depotenziato il Csm sdoppiandolo, si introduce il sorteggio e infine viene sottratta la funzione disciplinare: questi tre pezzi attenuano e indeboliscono il principio di autonomia e dipendenza della magistratura da altri poteri, in particolare dalla politica”.
In quest’ottica molta attenzione sarà dedicata alle iniziative sul territorio, per ora il Comitato punta su un’informazione capillare più che su testimonial, che arriveranno con il tempo con le adesioni aperte a tutti. E registra intanto alcuni ingressi importanti: fanno parte del comitato direttivo Marcello Maddalena, Bruno De Marco, Claudio Castelli, Elena Riva Crugnola, Francesco Menditto. In attesa di capire quali saranno i tempi del referendum la sfida è aperta.



