
In ricordo di Vladimiro Zagrebelsky
Un giurista, un maestro, un uomo libero.
Oggi la magistratura italiana piange la scomparsa di Vladimiro Zagrebelsky. Lo fa non solo per il dolore della perdita, ma con la gratitudine e la consapevolezza di aver avuto tra le sue fila un uomo la cui statura intellettuale, etica e civile resterà per sempre un riferimento.
Vladimiro Zagrebelsky è stato molto più di un giurista. È stato una coscienza. Una voce limpida, mai gridata ma sempre ferma, capace di indicare la via anche nei momenti più complessi della nostra democrazia. Con rigore e con passione, ha saputo ricordare il valore profondo del ruolo della magistratura: non solo applicare la legge, ma tenere viva l’idea di giustizia che abita la nostra Costituzione.
Fino all’ultimo, come dimostra un suo articolo pubblicato proprio oggi e che suona come un lascito spirituale, ha ribadito con forza la responsabilità dei magistrati nell’esercizio della giurisdizione, garantire una tutela effettiva ai “nuovi diritti” al passo con le esigenze di una società sempre in evoluzione. Non per protagonismo, ma per dovere. Non per sostituirsi alla politica, ma per assicurare risposta alle domande di giustizia.
Vladimiro Zagrebelsky ci lascia un’eredità enorme: quella della cultura giuridica unita all’etica del dubbio, della misura. Un uomo che ha attraversato con coerenza e autorevolezza i tempi difficili della nostra storia istituzionale, senza mai cedere alla tentazione della semplificazione, dell’autoreferenzialità, del conformismo.
A noi, che oggi lo ricordiamo con gratitudine e ammirazione, resta il compito di custodirne l’insegnamento. Di continuare, anche nel silenzio, a camminare lungo la traccia che ci ha indicato: quella di una giustizia attenta, colta, partecipe, umana.