
Difendere l’indipendenza della magistratura come diritto di tutti i cittadini: lezioni per l’Europa dalla Polonia
Un incontro per raccontare l’esperienza polacca. “Difendere l’indipendenza dei tribunali. Lezioni per l’Europa dalla Polonia”, l’evento organizzato dall’Anm in collaborazione con la Rafto Foundation for Human Rights. L’iniziativa ha offerto un’occasione di confronto tra magistrati italiani e rappresentanti della magistratura e della società civile polacca, impegnati da anni nella difesa dello Stato di diritto e dell’autonomia del potere giudiziario.
In tutta Europa, la tutela dell’indipendenza dei magistrati e della loro capacità di garantire i diritti fondamentali dei cittadini si impone come priorità assoluta. Negli ultimi anni, la Polonia ha rappresentato un caso emblematico di regressione democratica e dello Stato di diritto, con la progressiva politicizzazione degli organi di governo autonomo della magistratura, la paralisi della Corte costituzionale e l’istituzione di camere disciplinari presso la Corte Suprema: misure utilizzate per esercitare pressioni sui magistrati. In questo contesto diventa centrale il valore del coordinamento tra magistrature europee al fine di dare una risposta comune di fronte ai tentativi di erosione delle garanzie democratiche.
Cos’è Rafto?
La Rafto Foundation for Human Rights è una rete internazionale anche al fianco di chi difende la giustizia. Fondata nel 1986 a Bergen, in Norvegia, la Rafto Foundation for Human Rights porta avanti l’eredità morale e civile del professor Thorolf Rafto, economista e attivista che dedicò la vita alla difesa delle libertà democratiche nell’Europa dell’Est. La Fondazione è nota a livello mondiale per l’assegnazione annuale del Rafto Prize, conferito a difensori dei diritti umani spesso poco conosciuti, ma protagonisti di battaglie cruciali per la libertà e la giustizia nei loro Paesi.
Gli interventi
Tra i protagonisti dell’incontro, la giudice Monika Frąckowiak, presidente del Tribunale distrettuale di Poznań-Nowe Miasto e Wilda, esponente di punta dell’Associazione dei magistrati polacchi Iustitia e vicepresidente di MEDEL – Magistrats Européens pour la Démocratie et les Libertés. Sottoposta a procedimento disciplinare dal ministero della Giustizia polacco per il suo impegno a difesa dell’indipendenza giudiziaria, Frąckowiak ha portato una testimonianza diretta sull’impegno civile e professionale dei magistrati polacchi in un contesto di crescente pressione politica. Partendo dalla base giuridica che garantisce anche alla magistratura la libertà di espressione come principio fondamentale evidenziato in numerose sentenze della Corte europea dei diritti umani, ha sottolineato l’importanza dell’impegno della magistratura nell’attività di informazione della società civile, del confronto. I giudici non hanno solo il diritto di parlare, ma hanno il dovere di farlo quando in gioco è la tenuta della indipendenza della magistratura quale garanzia per tutti i cittadini e, con essa, la tenuta e la stabilità delle istituzioni democratiche.
Accanto a lei, l’avvocata Paulina Kieszkowska, cofondatrice della Free Courts Initiative (Wolne Sądy) e del Comitato per la difesa della giustizia (KOS), partendo dalla attività di sensibilizzazione e di informazione rivolta alla società civile sui temi della giustizia e sulla importanza della tenuta delle istituzioni democratiche nel contesto dello Stato di diritto, ha illustrato il ruolo cruciale della società civile nel sostenere i giudici perseguitati e nel promuovere la consapevolezza pubblica sui principi dello Stato di diritto. Kieszkowska ha anche sottolineato come la magistratura sia stata bersaglio di campagne denigratorie finalizzate a minare la fiducia dei cittadini nella giustizia.
Di particolare rilievo anche il contributo dell’avvocato John Dalhuisen, senior fellow presso l’European Stability Initiative, già direttore del programma Europa e Asia Centrale di Amnesty International ed ex consigliere del Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, che ha ricostruito il percorso giuridico che ha portato l’Unione europea ad avviare procedimenti contro la Polonia per violazione dei principi fondamentali dell’Ue. Dalhuisen ha anche evidenziato le ragioni sottese alla azione di delegittimazione che ha visto come bersaglio la magistratura e la sua attività giudiziaria, rimarcando l’importanza di far realmente comprendere quanto l’indipendenza della magistratura sia non una prerogativa dei magistrati stessi, ma una garanzia per tutti i cittadini.
A chiudere gli interventi, Iver Ørstavik, senior adviser della Rafto Foundation for Human Rights, filosofo e attivista insignito della medaglia d’onore al merito per l’amministrazione della giustizia in Polonia, che ha ricordato il valore del sostegno reciproco e della solidarietà europea nella difesa dei diritti e delle istituzioni democratiche.
Questi i punti fondamentali emersi nel corso dell’incontro.
- La giustizia indipendente è un diritto umano collettivo, non solo una prerogativa della magistratura. Difendere i giudici significa difendere i cittadini.
- La solidarietà internazionale è un antidoto contro l’isolamento: costruire ponti tra magistrature, avvocature e società civile è l’unico modo per reagire efficacemente ai tentativi di intimidazione o delegittimazione.
- Le istituzioni democratiche hanno bisogno di alleati nella società civile: la Rafto Foundation ne rappresenta uno, capace di coniugare l’esperienza accademica e giuridica con la forza della testimonianza umana.
Un laboratorio europeo di impegno civile
Nel corso dell’incontro sono stati approfonditi i principali temi legati alla crisi dello Stato di diritto in Polonia: i danni arrecati al sistema giudiziario, le modalità con cui i giudici hanno reagito dentro e fuori le aule di giustizia, il ruolo delle associazioni professionali e delle reti europee nel promuovere la cooperazione e la solidarietà transnazionale.
I relatori hanno discusso inoltre su cosa abbia funzionato – e cosa no – nella risposta civile e istituzionale alle derive di erosione della democrazia liberale, offrendo spunti preziosi per i sistemi giudiziari europei chiamati a difendere la loro autonomia.




