
Intervista al vice presidente dell’Anm Marcello De Chiara
Marcello De Chiara, vicepresidente dell’Anm, la riforma Nordio ha da poco concluso il primo dei due passaggi parlamentari previsti. Il governo va avanti, nonostante le critiche di magistratura associata e non solo. Che cosa c’è che non va nel disegno di legge costituzionale?
“La riforma Nordio è sbagliata anzitutto perché è una grande occasione persa. In un
mondo che cambia a ritmi vertiginosi, la politica dovrebbe impiegare risorse e energie per
consentire alla giustizia di competere realmente e di rispondere alle enormi sfide della
modernità. L’economia e la società hanno ormai una dimensione digitale, mentre nel processo penale campeggia ancora il fascicolo cartaceo e la penna biro.
La digitalizzazione finora messa in campo è foriera di rallentamenti più che di benefici reali. In questo contesto si punta tutto su una riforma che per esplicita ammissione dei suoi promotori non darà alcun beneficio sul campo della durata ed efficacia dei procedimenti giudiziari”.
Quali sono gli aspetti più preoccupanti?
“Ci sono almeno due aspetti da considerare. Il primo è la delegittimazione della magistratura. Per ragioni assolutamente non legate al merito, dall’esito di questa riforma dipenderà il destino dell’attuale esecutivo. A causa di ciò non solo l’iter parlamentare è stato svuotato e blindato come mai era accaduto in passato, ma la magistratura è divenuta bersaglio principale di una incessante propaganda, con una significativa differenza rispetto al passato. Gli attacchi non investono più solo l’Anm, ma anche magistrati singoli, solo perché adottano provvedimenti non funzionali alle aspettative della maggioranza. Ma c’è un aspetto ancora più serio. Preoccupata esclusivamente di ridimensionare il ruolo e le prerogative del potere giudiziario, la politica sembra non cogliere gli effetti reali della sua stessa riforma. Che cosa intendo? In tutti gli ordinamenti occidentali, nessuno escluso, la funzione di accertare, perseguire i reati, rientra o nel potere esecutivo o nel potere giudiziario, come accade ora in Italia. La riforma Nordio trasformerà questa funzione nel quarto potere dello Stato, avulso da tutti gli altri. Si va così a corrompere una forma costituzionale nei secoli collaudata che era basata su tre poteri fondamentali e non su quattro, così creando i presupposti per più gravi squilibri ai quali il legislatore del prossimo futuro dovrà porre necessariamente rimedio, ponendo il pubblico ministero sotto il controllo degli esecutivi”.
A proposito di attacchi ai singoli giudici, sul protocollo Italia-Albania la Corte di Giustizia ha dato ragione alla magistratura italiana.
“Beh, l’assunto secondo cui i tribunali italiani agivano per fini politici è stato definitivamente demolito. Mi limito ad osservare che la tutela dei diritti fondamentali degli individui non può subire limitazioni di sorta per la scelta discrezionale di un Paese membro di designare l’elenco dei Paesi terzi di origine sicura mediante un atto legislativo, se questo comporta menomazioni delle garanzie previste dal diritto dell’Unione europea”.



