
Ricordare un traguardo considerevole, cento anni di diffusione, fermare lo sguardo su un tratto importante della storia culturale e giuridica del nostro Paese, fare un bilancio sui cambiamenti impressi a limiti e spazi della comunicazione, con uno sguardo alle prossime sfide a partire da quella del referendum sulla legge Nordio. Questo il focus dell’evento di Torino, al Circolo dei lettori e delle lettrici, per celebrare l’anniversario della rivista La Magistratura.
“Non solo una ricorrenza editoriale – come sottolineato dalla direttrice della rivista Monica Mastrandrea – ma una traiettoria culturale civile e istituzionale, celebrare oggi i cento anni de La Magistratura significa anche attraversare un secolo di giustizia italiana, con tantissimi cambiamenti che ci hanno portati alla situazione attuale, cambiamenti anche nel linguaggio, nella comunicazione e nelle trasformazioni del mondo di comunicare per i magistrati e il modo di comunicare la giustizia stessa. Questo contesto di cambiamento si inserisce in un momento molto delicato perché queste riflessioni le facciamo oggi in un contesto sensibile, è appena iniziata infatti una campagna referendaria che investe direttamente l’architettura della giustizia e della giurisdizione. L’impegno dell’Associazione nazionale magistrati e del Comitato per il No è un impegno tangibile che involve anche la comunicazione”. Un aspetto – quest’ultimo – analizzato e discusso nei due panel della giornata. Ad aprire i lavori i saluti del presidente Anm Cesare Parodi, del presidente del Comitato per il No, Enrico Grosso e del segretario generale dell’Associazione, Rocco Maruotti.
“Siamo qui per occuparci di una serie di temi purtroppo di straordinaria attualità ”, sottolinea il presidente Cesare Parodi. “Stiamo parlando della libertà di stampa, dei limiti con cui la stampa si inserisce nel dibattito del Paese, del come la magistratura deve porsi in forma di interlocutore rispetto alla stampa e come la politica in qualche misura interviene in questa tematica assolutamente centrale”. A fargli eco il segretario Rocco Maruotti che parla della riforma costituzionale: “Nella campagna referendaria appena iniziata sarà fondamentale esercitare il nostro diritto di espressione a tutela dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura”.
Ed è proprio questo il tema trattato da Enrico Grosso, avvocato e costituzionalista torinese che presiede il Comitato per il No. “Questa riforma coinvolge degli istituti molto tecnici dietro i quali si nascondono delle insidie molto forti, ma riuscire a far comprendere ai cittadini quali sono le insidie che si nascondono dietro quei meccanismi molto tecnici è oggettivamente difficilissimo. Per questo la comunicazione ha un ruolo decisivo, importante”, dice Grosso. “Il rischio è che questa campagna si svolga a colpi di slogan, di messaggi semplificati, di scorciatoie. C’è una responsabilità anche nostra di saper fornire gli strumenti comprensibili ma contemporaneamente non banali, non semplificati, affinché questa informazione possa svilupparsi nel modo corretto. È una responsabilità di entrambi e anche, mi permetto di dire, una responsabilità dei fautori del sì”.
Numerosi poi gli spunti dei relatori. Dal presidente emerito della Corte europea dei diritti umani Guido Raimondi al componente del Consiglio superiore della magistratura Marco Bisogni, passando per il costituzionalista Giuseppe Campanelli che hanno dato un punto di vista pratico e accademico a un argomento molto ampio che ha ricadute evidenti sull’attualità . Infine il panel sull’informazione, con i dati sulla percezione della magistratura raccontati da Salvatore Borghese di YouTrend, quindi il dibattito con la direttrice di Chora News Francesca Milano, il capo redattore de La Stampa Giuseppe Salvaggiulo e la giornalista di SkyTg24 Diletta Giuffrida. Le norme che sono cambiate e hanno modificato il modo in cui si può fare cronaca giudiziaria. E allo stesso tempo la narrazione della giustizia che ha preso modi e ritmi diversi da quelli del passato. Gli stessi modi e ritmi che oggi hanno un impatto significativo sulla percezione della magistratura.




