Rossetti: riforma Nordio sottrae poteri forti a controllo magistratura

Siamo vicini alla ripresa dei lavori parlamentari e governo e maggioranza hanno già ribadito, prima della pausa estiva, la volontà di mettere l’iter della riforma Nordio tra le priorità dei lavori alla Camera. L’Anm resta fortemente contraria. Sergio Rossetti, componente della Giunta esecutiva centrale, spiega il suo punto di vista a La Magistratura.

“Questa riforma è un inganno. Una trappola che il governo sta tendendo al popolo italiano. Non migliora la giustizia. Lo sappiamo tutti, e del resto lo ha detto chiaramente anche il ministro Nordio. Tutti sappiamo che per una giustizia efficiente servono risorse. Ma questa riforma non investe un solo euro. Il suo vero scopo è un altro: sottrarre i poteri forti al controllo della magistratura. È una vecchia ambizione dei poteri politici. Da Montesquieu in avanti ne siamo ben consapevoli. Dopo il fascismo, i costituenti hanno costruito una magistratura autonoma e indipendente, l’ultimo baluardo delle libertà delle persone, siano esse cittadini o stranieri, ricchi o poveri, governanti o governati. Una magistratura indipendente fa paura al potere politico, perché ricorda che tutti sono uguali davanti alla legge”. 

Quali sono gli aspetti più preoccupanti della riforma? 

“Da Mani Pulite in poi il potere politico ha costantemente minato la fiducia dei cittadini nella magistratura e si sono poste le basi per intaccare la sua autonomia e indipendenza. Singoli magistrati sono stati attaccati, l’intero corpo screditato. Oggi arriviamo a questa riforma: separazione delle carriere, sorteggio dei membri del CSM, un’Alta corte disciplinare con un gran numero di esponenti politici. Si vuole cioè, per Costituzione, spingere il pubblico ministero nell’orbita dell’esecutivo, screditare il CSM e intimorire i magistrati: tutto è costruito per indebolire autonomia e indipendenza della magistratura e, quindi, le libertà dei cittadini”.

Il governo la presenta come la separazione delle carriere, è corretto definirla così? 

“La chiamano separazione delle carriere. Io la chiamo riforma per la normalizzazione della magistratura. Se passerà, il nostro Stato sarà meno libero e meno democratico. Il potere esecutivo cercherà di incidere sulle attività del pubblico ministero controllando così, a cascata, anche le questioni che verranno portate davanti ai giudici. Avremo una giustizia debole con i forti e forte con i deboli. I cittadini comuni perderanno. Alcuni saranno più uguali di altri davanti alla legge. La magistratura deve rimanere indipendente e autonoma. È così che si tutela la democrazia”.