Lo dicono i report del Garante, lo denuncia l’alto numero di suicidi, lo raccontano le associazioni impegnate sul campo. Le condizioni delle carceri italiane, per sovraffollamento e inadeguatezza delle strutture, restano difficili, spesso drammatiche.
E così a oltre dieci anni dalla pronuncia con cui la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) ha sanzionato l’Italia per le condizioni di sovraffollamento delle carceri (sentenza Torreggiani, gennaio 2013) il nostro Paese rischia ancora di essere richiamato per lo stato degli istituti di pena. Per ora le istituzioni europee hanno acceso un nuovo faro sull’Italia. Il 30 ottobre una delegazione del Comitato di prevenzione delle torture del Consiglio d’Europa ha fatto visita al ministro della Giustizia Carlo Nordio.
Davanti alle condizioni sempre più critiche delle prigioni appare significativa la scelta di Papa Francesco di aprire in vista del Giubileo 2025 una Porta santa presso il carcere di Rebibbia.
I numeri – Indice di sovraffollamento oltre il 133%
Il quadro generale non può non partire dai numeri, che vengono costantemente aggiornati dal Garante per i detenuti. Al 25 novembre 2024, secondo i dati pubblicati nel rapporto, il numero delle persone in carcere risulta di 62.410, su una capienza di 51.165 ma 46.771 posti effettivi. Cifre che portano l’indice nazionale di sovraffollamento al 133,44%.
Spiega il Garante che “tale criticità è dovuta all’attuale inagibilità di diverse camere di pernottamento e in alcuni casi di intere sezioni detentive” (come per esempio nella casa circondariale di Milano San Vittore, dove l’indice di sovraffollamento si attesta al 231,49%).
Nel complesso sono 151 gli istituti con un indice di affollamento superiore al consentito; in 60 risulta pari o superiore al 150%. Guardando alle singole regioni, ben 18 registrano un tasso superiore agli standard. Sovraffollamento particolarmente alto in Puglia (170,63%), Basilicata (158,22%), Lombardia (153,69%), Veneto (148,81%) e Lazio (147,49%) dovuto – come si legge nel documento – dal divario in negativo tra capienza regolamentare e posti regolarmente disponibili e “tale da dover necessariamente orientare in termini logisticamente mirati i preannunciati interventi legislativi in tema di edilizia penitenziaria”.
Alto numero di suicidi, soprattutto tra i giovani
Secondo il rapporto del Garante nazionale per i detenuti, aggiornato al 25 novembre 2024, si sono registrati 77 suicidi e 19 decessi per cause da accertare (nel 2023 nello stesso periodo i suicidi registrati erano 61). Cifre ancor più drammatiche le forniscono i sindacati: secondo la Uilpa – polizia penitenziaria al 28 novembre ci sono stati 83 suicidi tra i detenuti e 7 tra appartenenti alla polizia penitenziaria.
A preoccupare è anche la fascia d’età, che è in media di 40 anni.
A questi numeri si aggiungono quelli delle aggressioni e degli atti di autolesionismo. Si legge infatti nel documento del Garante che “secondo l’analisi relativa agli eventi critici di maggiore rilievo, è ipotizzabile che all’aumentare del sovraffollamento si possa associare un incremento degli stessi”. Tra gli eventi presi in esame ci sono le aggressioni, gli atti di contenimento, i suicidi e i tentati suicidi, le manifestazioni di protesta collettiva e individuale, le percosse riferite all’atto dell’arresto, le violazioni delle norme penali, le rivolte.
Il carcere minorile e l’allarme delle associazioni
Anche nelle carceri minorili la presenza è in aumento rispetto agli anni passati, con un tasso di sovraffollamento del 105,43% secondo il Garante, del 110 % secondo l’associazione Antigone. Alla condizione degli Istituti di pena per i minori (Ipm) Antigone ha dedicato grande spazio focalizzando la propria attenzione sugli effetti di alcune scelte normative in un rapporto dal titolo “A un anno dal decreto Caivano”, in riferimento al provvedimento varato nel 2023 dal governo con “misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile”.
L’associazione parte dai numeri, sottolineando come “da settembre 2023, anno di approvazione del decreto, gli ingressi nelle carceri minorili sono aumentati del 16,4% e se a ottobre 2022 i minori detenuti negli Ipm erano 392, a settembre 2024 se ne contavano 569”.
“Sovraffollamento, tensioni interne, proteste, uso smodato di psicofarmaci, trasferimenti punitivi. Non avevamo mai visto nulla di simile nel sistema penitenziario minorile negli ultimi 30 anni” è la denuncia di Susanna Marietti, coordinatrice nazionale e responsabile dell’osservatorio minori di Antigone.
Ma la preoccupazione non è solo per gli istituti di pena per i minori. Per il rapporto annuale sulle condizioni di detenzione nel nostro Paese Antigone quest’anno ha scelto un titolo particolarmente forte “Nodo alla Gola”. Si legge nel documento: “nelle carceri si respira un’aria di tensione preoccupante. I numeri del sovraffollamento ci riportano al 2013 e alla condanna da parte della Corte Europea dei diritti umani per il famoso caso Torreggiani. Mancano gli spazi. Sono tornati i letti a tre piani che sfiorano il soffitto. Le celle sono per troppo tempo della giornata chiuse. Vengono disincentivate le iniziative del mondo esterno e nel Lazio finanche i pranzi di Natale”.
Preoccupano infine provvedimenti come il decreto Sicurezza che secondo Antigone “non fanno altro che spingere il sovraffollamento carcerario”.
Giubileo in carcere
In questo quadro appare significativa la scelta di Papa Francesco di aprire, il 26 dicembre una Porta santa anche nel carcere romano di Rebibbia. Un gesto fortemente voluto dal Pontefice che ha sottolineato l’importanza della cura dei detenuti nella Bolla d’indizione del Giubileo, in cui invita i governi nel 2025 ad “assumere iniziative che restituiscano speranza, forme di amnistia o di condono della pena, volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in se stesse e nella società, percorsi di reinserimento nella comunità a cui corrisponda un concreto impegno nell’osservanza delle leggi”.
Gli interventi più recenti del legislatore
Nell’agosto del 2024 il Parlamento ha convertito in legge il decreto Carceri, contenente misure per contrastare il sovraffollamento. Tra i punti principali l’assunzione di mille nuovi agenti penitenziari entro il 2026; semplificazioni burocratiche per riconoscere ai detenuti che ne hanno diritto sconti di pena; per permettere a persone con tossicodipendenze o disturbi psichici di seguire percorsi di riabilitazione e reinserimento sociale in strutture alternative al carcere. Il decreto ha inoltre istituito il Commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria, nominato a settembre dal governo che ha scelto Marco Doglio il cui incarico scadrà a dicembre 2025. “Dovrà provvedere – si legge in una nota di Palazzo Chigi – alla realizzazione delle opere necessarie per far fronte alla grave situazione di sovraffollamento degli istituti penitenziari”, con la facoltà di avvalersi di una struttura di supporto di massimo cinque esperti.
La posizione dell’Anm
Sui provvedimenti varati l’estate scorsa si era espressa l’Anm con il presidente Giuseppe Santalucia. “Se si interviene con un decreto ci si attende di trovare qualche intervento che possa decongestionare il carcere nell’immediato ma non ci sono misure efficaci nel brevissimo periodo”, il commento. “Capisco le esigenze securitarie ma a chi le porta avanti dico che non c’è migliore tutela della sicurezza se non un carcere restituito alla possibilità di funzionare per quella che è la sua missione costituzionale, cioè quella di risocializzazione e di rieducazione”, spiega il presidente Anm.
Nelle scorse settimane, dopo il report del Garante per i detenuti che ha fotografato la drammatica condizione nelle carceri italiane si è espresso il segretario generale dell’Anm, Salvatore Casciaro. Ricordando “che è un impegno scritto nella Carta costituzionale quello legato alla finalità rieducativa della pena. Manca non solo l’assistenza sanitaria, non solo l’assistenza psicologica, spesso manca anche la possibilità di esercitare un diritto al lavoro per i detenuti e questo compromette fortemente quello che è un percorso rieducativo perché – sottolinea ancora Casciaro – lo stato di detenzione priva il detenuto della libertà ma non della dignità”.