
I precari della giustizia sono migliaia in tutta Italia. Oggi sono in sciopero per chiedere certezze sul proprio futuro. Nelle ore in cui il governo accelera sulla riforma della magistratura, mancano le certezze per le figure professionali che sono necessarie a far funzionare proprio la giustizia.
Gli addetti all’ufficio per il processo sono oltre diecimila e lavorano in tutta Italia. Ma sono preoccupati, perché è prevista la stabilizzazione solo di una parte di loro dopo la scadenza del Pnrr. Fra meno di un anno. Una parte insufficiente. E mentre gli organici sono ridotti all’osso, mancano giudici, pm, amministrativi, almeno il contributo dei precari dell’Upp a pieno organico sarebbe stato importante.
Eppure mancano le risorse. Almeno così dice il governo. La partita però sarà riaperta nell’esame della prossima legge di Bilancio. Intanto le varie sigle sono davanti ai tribunali di tutto il Paese oggi. Vogliono solo poter fare il proprio lavoro.
Sul tema è intervenuta anche l’Associazione nazionale magistrati. “La giustizia italiana ha bisogno in via strutturale del lavoro di tutti questi lavoratori, anche dopo la scadenza del Pnrr. Senza il prezioso contributo quotidiano di tali operatori, la macchina della giustizia – già gravata da arretrati e carichi di lavoro imponenti – rischia il collasso”, dice in una nota la Giunta esecutiva centrale.
Diversi anche i messaggi di solidarietà di numerose giunte sezionali. “Il lavoro dei magistrati è indissolubilmente legato a quello del personale amministrativo e tecnico: non può esserci giustizia efficiente senza la stabilità e la valorizzazione di chi garantisce il corretto funzionamento degli uffici. Per questo riteniamo inaccettabile che, a partire da giugno 2026, gran parte delle lavoratrici e dei lavoratori precari possa essere privata della propria occupazione. Chiediamo con forza che il Governo e il Parlamento individuino soluzioni immediate e strutturali”, aggiunge.



