La preoccupazione in un documento dopo gli attacchi ai giudici delle ultime settimane
“Vicinanza ai giudici oggetto di gravi ed ingiustificati attacchi”, preoccupazione per i tentativi di riforma della Costituzione e, in generale, per il rischio di “aprire un solco sempre più profondo tra i giudici e la collettività”. Sono i timori espressi in un documento firmato da oltre 250 magistrati in pensione, civilisti e penalisti, che intervengono dopo settimane di accuse alla magistratura da parte di maggioranza e governo.
La preoccupazione dei firmatari è in primo luogo per “i tentativi dell’attuale maggioranza politica di modificare in senso autoritario la forma di Stato delineata dalla Carta costituzionale e di incidere sul fondamentale principio della separazione dei poteri”. Nell’elenco dei motivi di allarme figurano diversi altri punti: “il dirottamento e la restrizione fuori dal territorio del Paese di immigrati che tentano di trovare scampo da violenze, povertà e disagi, nella ricerca di quella vita dignitosa e tranquilla che costituisce diritto primario di ogni essere umano”. E ancora i timori sono per “le manifestazioni di insofferenza verso giornalisti non allineati alle politiche governative” e per “gli attacchi sempre più frequenti nei confronti di magistrati che nell’esercizio delle loro funzioni emettono provvedimenti non graditi in materia di immigrazione”. L’appello dei giudici a riposo sottolinea come le accuse ai loro colleghi si accompagnino ormai “con sempre maggior frequenza ad atti inqualificabili di profilazione e dossieraggio”, tramite i quali alla critica dei provvedimenti si sostituisce “lo scherno e la denigrazione delle persone che li hanno pronunciati”. E dunque nel documento si esprime un “dissenso fermo rispetto a questa deriva” e si ribadisce che solo “una giurisdizione libera e indipendente è in condizione di garantire che il relativo esercizio possa esplicarsi a favore di tutti e nei confronti di tutti senza distinzione”. Potere politico compreso.
I firmatari si soffermano infine sulle critiche arrivate alla magistratura dopo che diversi giudici si sono rivolti alla Corte di giustizia europea per l’applicazione del decreto “Paesi sicuri” voluto dal governo. E pur senza entrare nel merito delle singole decisioni ricordano che “gli atti del governo, e le stesse leggi, debbono essere conformi alla Costituzione e alle regole dell’ordinamento sovranazionale che anche i governi sono tenuti a rispettare, e che i
giudici, nella funzione istituzionale di interpretazione della legge, hanno il compito ed il dovere di applicare, assicurando per quanto compete alla giurisdizione il rispetto della legalità”.