Consulta dice no a incostituzionalità abuso ufficio

Parodi: indagando per quel reato spesso si scopriva altro

In attesa che la Corte costituzionale renda note le motivazioni della sentenza sull’abrogazione dell’abuso d’ufficio il presidente dell’Anm Cesare Parodi invita alla cautela.
La Consulta ha respinto una serie di ricorsi e stabilito che la cancellazione di quel reato non è contraria alla costituzione, dunque legittima. Restano però una serie di considerazioni che la magistratura porta avanti da tempo, perché l‘abuso d’ufficio è spesso spia di altre condotte e su questo invita a riflettere il presidente dell’Associazione nazionale magistrati in un’intervista al Corriere.

Il fatto che la Corte abbia ritenuto legittima l’abrogazione dell’abuso d’ufficio, ragiona Parodi, “non esclude la necessità di non abbassare la guardia su fenomeni diversi che restano a tutt’oggi penalmente rilevanti. Attendiamo con grande interesse le motivazione della Corte per parametrare l’ambito nel quale nuove indagini potranno legittimamente e doverosamente trovare luogo”.

Parla anche il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Giuseppe Busia, che in un colloquio con il Fatto quotidiano mette in evidenza che le obiezioni sull’abrogazione dell’abuso d’ufficio permangono valide: “leggeremo le motivazioni, ma il tema non riguardava tanto la violazione delle convenzioni internazionali di Merida o del Consiglio d’Europa, quanto gli effetti negativi che l’abrogazione avrebbe provocato“.

La Corte costituzionale ha esaminato le questioni di legittimità costituzionale sollevate da quattordici autorità  giurisdizionali, tra cui la Corte di cassazione, sull’abrogazione del reato di abuso d’ufficio ad opera della legge numero 114 del 2024. Ha ritenuto ammissibili le sole questioni sollevate in riferimento agli obblighi derivanti dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione (la cosiddetta Convenzione di Merida).  E nel merito ha dichiarato “infondate tali questioni, ritenendo che dalla Convenzione non sia ricavabile né l’obbligo di prevedere il reato di abuso d’ufficio, né il divieto di abrogarlo ove già presente nell’ordinamento nazionale”. La motivazione della sentenza sarà pubblicata nelle prossime settimane.