Allarme Pnrr sul processo civile: la preoccupazione dell’Anm

L’Italia rischia di perdere i soldi del Pnrr. A rischio è il raggiungimento di quei target legati alla durata del processo civile. Un obiettivo, indicato dal precedente governo, che prevede l’abbattimento del 40% della definizione dei processi.

Eppure i magistrati italiani sono stati impegnati in questi anni, tanto da ridurre del 25% l’arretrato nel settore penale e di ridurre del 95% l’arretrato nel settore civile, in primo e secondo grado.

Quello del disposition time al 40% viene considerato invece un obiettivo “fuori portata” e che quindi “non andava assunto in questi termini”, spiega un documento adottato del Comitato direttivo centrale su proposta della Giunta, guidata dal presidente Parodi.  Nello stesso testo si parla della “preoccupazione per il rischio più che concreto che lo Stato italiano debba rinunciare a una quota rilevante di fondi europei a causa della ‘distrazione’ di un Governo troppo concentrato su una riforma costituzionale che, invece di migliorare l’efficienza della giustizia, mira a ridurre l’autonomia e l’indipendenza della magistratura”.

Eppure il disposition time è già stato abbattuto del 20%, ma difficilmente potrà essere ulteriormente migliorato, “anche per una sbagliata programmazione, da parte del Ministero, delle risorse necessarie al suo pieno conseguimento”, sostiene l’Anm,

Quindi la critica: “Invece di coordinare i suoi sforzi con i magistrati, che si sono impegnati senza risparmiare le risorse, il governo ha preferito dedicare le sue energie alla scrittura e all’approvazione di una riforma costituzionale che provocherà squilibri nell’assetto dei poteri dello Stato senza giovare minimamente alla efficienza della giustizia”.

Sul piatto numeri che rendono evidenti i nodi problematici: 16.500 addetti all’ufficio per il processo non sono stati stabilizzati; 25.000 procedimenti in tema di doppia cittadinanza per i discendenti degli emigrati, questione che potrebbe essere decisa amministrativamente dai consolati; 70.000 giudizi in materia di protezione internazionale, che – una volta concessa in via provvisoria dal giudice civile – potrebbe essere concessa in via definitiva dal ministero dell’Interno. Ma anche un numero infinito di giudizi in materia tributaria, che proseguono nonostante il contribuente abbia aderito a qualche forma di concordato.

L’Associazione nazionale magistrati parla di “gravi inadempienze” del ministero della Giustizia, che ha chiesto “tardivamente aiuto al Csm per l’individuazione di una soluzione che non potrà che consistere nell’adozione di strumenti eccezionali, verosimilmente inadeguati e comunque insufficienti a fornire una risposta in linea con le aspettative dell’Unione europea”.

Nei prossimi giorni arriverà una proposta formale dal Consiglio superiore della magistratura, poi la palla tornerà a via Arenula. Con lo sguardo rivolto al 30 giugno 2026.