Intervista al neopresidente dell’Associazione internazionale dei magistrati, il brasiliano Walter Barone
Quali sono a suo avviso le priorità e le principali sfide che l’Associazione internazionale dei magistrati dovrà affrontare nei prossimi anni in un contesto in cui la cooperazione giudiziaria e il dialogo tra gli ordinamenti diventano più cruciali?
Innanzitutto vorrei dire che sono felice e onorato di essere stato scelto perché questo rappresenta un riconoscimento del mio lavoro nell’associazione. Io penso che la sfida più grande sia rendere più efficaci le misure che adottiamo davanti agli attacchi all’indipendenza della magistratura nei singoli paesi che fanno parte dell’IAJ. Oggi quando riceviamo la notizia di attacchi all’indipendenza, sia un attacco a un giudice a causa di una sentenza, come spesso succede, oppure di modifiche legislative che puntano a limitare l’indipendenza dei giudici, noi pubblichiamo comunicati, inviamo lettere, parliamo alla stampa, ma qualche volta questo non è sufficiente. E allora dobbiamo pensare cosa possiamo fare perché queste misure siano più efficaci.
In molti Paesi il ruolo della magistratura è oggi al centro di tensioni che toccano direttamente la tenuta democratica delle istituzioni. Come si sta declinando a livello internazionale il rapporto tra giustizia e democrazia? E quale contributo può offrire la magistratura per riaffermare la relazione tra giustizia e democrazia?
E’ interessante vedere che anche in Paesi che ritenevamo democrazie consolidate oggi ci sono tensioni. Penso, ad esempio, agli Stati Uniti dove assistiamo ad attacchi contro i singoli giudici ma anche contro l’intero potere giudiziario, contro il potere giudiziario di altri Paesi o contro istituzioni giudiziarie internazionali. E allora questo è motivo di preoccupazione. Non si può accettare questo tipi di attacchi, ricordiamo che un potere giudiziario indipendente è la base della democrazia, senza di esso non c’è democrazia.
Qual è il messaggio che vuole inviare ai magistrati di tutto il mondo in questo momento storico? C’è un valore, un principio che ritiene debba guidare la magistratura internazionale nel costruire la giustizia del futuro?
Io direi che noi dobbiamo avere presenti due valori, il coraggio e la speranza. Il coraggio di affrontare le difficoltà della carriera, del lavoro del giudice, perché ne vale la pena, è un lavoro che è in realtà una missione che porta alla società qualcosa di unico, soltanto i giudici possono risolvere certi problemi e allora serve il coraggio. E poi la speranza che nel futuro le situazioni siano più facili, più leggere e anche con il contributo delle singole associazioni nazionali dei magistrati come l’Anm in Italia.