Quesito n. 5: Abrogazione firme per la candidatura al CSM

di Bruno Giangiacomo, Presidente Tribunale di Vasto

 

L’obiettivo e l’effetto atteso dei proponenti

L’obiettivo dichiarato è porre fine al sistema delle c.d. correnti nella Magistratura, poichè, se vincesse il ‘Sì’, ogni magistrato potrebbe presentare la propria candidatura in autonomia, senza necessariamente cercare l’appoggio di altri magistrati.

Considerazioni critiche

L’organizzazione del consenso per una candidatura è un fatto connaturale a qualsiasi competizione elettorale qual è quella per eleggere i componenti togati del Consiglio Superiore della Magistratura; la presentazione della candidatura è un atto formale di valore praticamente simbolico soprattutto in considerazione del numero minimo dei presentatori rispetto ad un corpo elettorale di qualche migliaio di elettori.

Il buon senso prima di ogni altra considerazione porta a dire che, se un candidato fa fatica a raccogliere venticinque firme per la presentazione della sua candidatura, non ha alcuna possibilità di essere eletto, ma questo evidentemente non gli preclude così di candidarsi e raccogliere comunque voti; è indubbio comunque che tutto questo non serve neanche a ridimensionare e tanto più a porre fine al sistema delle correnti, le quali servono all’organizzazione del consenso in ogni competizione elettorale, oltre che nell’ambito più generale di un corpo professionale non piccolo, come la Magistratura, e pertanto non sono identificabili strutturalmente con la nocività delle degenerazioni che possono rivelarsi in quei gruppi.

L’attuale legge elettorale è in vigore da oltre vent’anni e si sono svolte cinque elezioni con essa e non sono mancate candidature reputate indipendenti, anche non appoggiate formalmente da alcuna corrente (pur se qualche dubbio su questa assenza di appoggio poteva essere lecito averlo); ma in ogni caso nell’elezione dei candidati per il collegio dei giudici di merito, come dato statistico, occorrono almeno circa cinquecento voti per essere eletti, nel collegio dei P.M. ne occorrono circa un migliaio ed il doppio nel collegio della Cassazione.

Si potrebbe dire allora che senso ha che vi siano magistrati presentatori della lista? Dare un minimo di selezione alle candidature rispetto ad un’elezione di organi pubblici, tanto che in tutte le competizioni elettorali vi sono i presentatori di liste. Ma per il CSM si tratta di un numero così limitato che rende del tutto ininfluente questo dato circa l’appartenere o meno ad una corrente.

Personalmente sono stato candidato al CSM nell’ultima elezione nel collegio dei giudici di merito e la gran parte dei colleghi presentatori erano amici prima che magistrati, anche tenuto conto del fatto che avevo circa 35 anni di servizio.

L’attuale sistema elettorale dei magistrati togati al CSM nasceva con l’intento di eliminare o ridurre il potere delle correnti; non vi è riuscito per il principio che una competizione elettorale presenta inevitabilmente contrapposizioni tra gruppi che legittimamente organizzano il consenso per eleggere propri rappresentanti e quindi nessun sistema elettorale può porre fine o forse anche limitare le correnti. In circa quarant’anni di magistratura ho votato con tre sistemi elettorali diversi e nessuno ha raggiunto questo fine, ammesso che di alcuni di essi il fine fosse quello. Figuriamoci se quel fine potrebbe raggiungerlo l’abolizione di magistrati presentatori!

E’ un referendum che è un mezzo in eccesso per raggiungere un fine inutile se non impossibile. Non è facile aver realizzato un risultato simile in un colpo solo!

Montesquieu diceva che le leggi inutili indeboliscono quelle necessarie, se sostituite “le leggi” con i “referendum”, il senso non cambia.

 

Bruno Giangiacomo, Presidente Tribunale di Vasto

 

Leggi in Primo piano gli altri interventi e l’introduzione https://lamagistratura.it/primo-piano/per-una-lettura-critica-dei-referendum-sulla-giustizia-parlano-cinque-magistrati/