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Nordio: polemiche sull’appello del ’94. Maruotti: “Riforma tradisce principi per cui cambiò idea”

A distanza di poche ore dalla notizia della firma dell’appello contro la separazione delle carriere firmato dall’ex pm e attuale ministro Carlo Nordio, numerose sono le reazioni politiche. La prima è proprio quella del Guardasigilli, con una dichiarazione all’ANSA.

“In quegli anni ero contro la separazione delle carriere perché auspicavo che la magistratura restasse compatta, in tempo di stragi e tangentopoli. Poi ci fu il caso del suicidio di un indagato in una mia inchiesta a Venezia. Da lì capii che si stava esagerando e nel 1995 cambiai idea”, dice Nordio. A ora di cena gli stessi concetti espressi in un’intervista al Tg1 delle 20.

Numerose anche le reazioni del mondo politico, ma anche mediatico. Con la notizia che ha avuto ampio risalto su diversi mezzi di informazione.

Sul tema interviene anche il segretario generale dell’Anm Rocco Maruotti: “Cambiare idea è legittimo per chiunque, anche per un magistrato e anche quando le sue precedenti convinzioni lo avevano spinto a sottoscrivere un appello particolarmente motivato contro la separazione delle carriere, nel quale si indicavano l’indipendenza del pm rispetto all’esecutivo e l’unità della magistratura come le garanzie per l’affermazione della legalità e per la tutela del principio di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge”, commenta Maruotti.

E poi aggiunge: “Il ministro Nordio ieri ha voluto esplicitare le ragioni di quel ripensamento ancorandole ad un fatto drammatico e quindi giustificandole come una reazione emotiva ad una stagione in cui, a suo dire, i pubblici ministeri come lui avevano esagerato con arresti legittimi ma inopportuni, così richiamando una categoria metagiuridica che non rientra tra i presupposti per l’applicazione delle misure cautelari”. E ancora: “In quegli anni esistevano già delle regole che avevano rimodellato il sistema processuale italiano in senso accusatorio e non più inquisitorio. Il pm era ed è oggi il primo garante della libertà dei cittadini e non uno sceriffo moralizzatore animato dalla cultura del risultato”. Infine la critica: “Purtroppo la riforma del Csm che il ministro Nordio propone tradisce quelle stesse ragioni che nel 1995 spinsero l’ex pm Nordio a cambiare idea sulla separazione delle carriere”.

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