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Ecco l’appello dei pm contro la separazione firmato anche da Nordio

Un documento nato nel ’92 e riproposto nel ’94 che raggiunge in pochissimo tempo oltre 1500 firme. Molte, in quegli anni, sono note all’opinione pubblica, altre lo diventeranno in seguito. A Milano firmano tra gli altri Borrelli, De Luca, D’Ambrosio, Colombo, Davigo, Spataro, Greco, Di Pietro. A Venezia Carlo Nordio, oggi ministro.

L’appello nasce nel 1992 per iniziativa di alcuni magistrati sul tema della separazione delle carriere tra pm e giudici.

Due anni dopo viene rilanciato e pubblicato sulla rivista La Magistratura il 26 aprile del ’94, dopo che l’allora governo aveva indicato la separazione tra magistratura giudicante e requirente tra le riforme in programma. L’impianto ruota intorno a quattro punti fondamentali in cui si sottolinea l’importanza di salvaguardare l’unicità della magistratura a garanzia di legalità e principio di uguaglianza e si rilancia, anzi, la possibilità di passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti come occasione di arricchimento. Una possibilità che oggi peraltro non esiste più, per effetto della legge Cartabia che limita il passaggio di carriera a una sola volta entro i primi dieci anni di attività, cambiando distretto di Corte d’appello.

Ecco il testo integrale dell’appello del ’94.

Noi magistrati del pubblico ministero, in relazione alle proposte in discussione in ordine alla separazione tra magistratura, giudicante e requirente, nel rispetto delle prerogative del Parlamento, massima espressione della sovranità popolare, avvertiamo tuttavia il dovere di esprimere con chiarezza di fronte ai cittadini l’opinione maturata sulla base della nostra esperienza professionale.

  • Nella storia dell’Italia repubblicana l’indipendenza del PM rispetto all’esecutivo e l’unicità della magistratura ha rappresentato in concreto una garanzia per l’affermazione della legalità e la tutela del principio di eguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge.
  • La possibilità per i magistrati di passare dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa si è di fatto rivelata un’occasione di arricchimento professionale ed ha consentito al PM italiano di mantenersi radicato nella cultura della giurisdizione.
  • Opportune riforme dell’ordinamento giudiziario nel rispetto dei principi costituzionali vigenti potranno meglio strutturare i percorsi professionali dei magistrati giudicanti e del PM, ma noi vogliamo ribadire che siamo entrati in magistratura e per tanti anni vi abbiamo operato in un quadro di garanzie di indipendenza.
  • Il nostro impegno potrà continuare a svolgersi nelle attuali funzioni solo se sarà ancora riconosciuta nella struttura ordinamentale al PM la funzione di effettiva difesa della legalità.

Questo testo, redatto il 3 dicembre 1992, ottenne nell’arco di una mattina presso i soli PM degli uffici giudiziari milanesi le sottoscrizioni di seguito riportate.

L’esperienza professionale dell’anno e mezzo che è passato ci induce a ritenere la permanente validità di quelle ragioni che pertanto riproponiamo al nuovo Parlamento e all’opinione pubblica”.

Milano, 26 aprile 1994

 

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