“Contro di noi attacchi strumentali, il distretto di Catanzaro va tutelato”

Parla il presidente Anm Catanzaro dopo lo scontro con le camere penali

 

C’è amarezza ma anche orgoglio nelle parole di Giovanni Strangis, presidente dell’Anm di Catanzaro. Amarezza per gli attacchi ricevuti da una parte dell’avvocatura nelle ultime settimane. Orgoglio per la consapevolezza di lavorare in un distretto, quello di Catanzaro appunto, in cui le condizioni sono più difficili che altrove come racconta in quest’intervista a La Magistratura.it.

Le tensioni negli ultimi mesi sono state costanti. Poi un attacco a mezzo stampa, firmato da rappresentanti dell’avvocatura, sul cosiddetto “metodo Catanzaro“. Il dibattito sull’uso delle misure cautelari e sugli errori giudiziari, in riferimento in particolare agli anni in cui l’attuale procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, era a guida degli uffici requirenti di Catanzaro. Ne è seguita una dura presa di posizione dell’Anm locale.

La giunta dell’Unione camere penali vi ha accusato di non tollerare le critiche. Lei come risponde e come è maturato lo scontro di queste settimane? 

“Quell’articolo, che peraltro fa riferimento a vicende pregresse rispetto all’attualità, offre una lettura strumentale per sostenere la riforma costituzionale per la separazione delle carriere. Si tratteggia una magistratura giudicante non autonoma e appiattita a fronte di una magistratura requirente descritta come autoritaria. Ma il dato di realtà che deve essere ribadito rispetto a tutto questo è che non c’è alcuna forma di asservimento o di appiattimento dei giudici del distretto nei confronti dei pubblici ministeri. Non c’è alcun timore reverenziale. Nessun condizionamento è mai intervenuto, qui nessuno risponde ai dettami della Procura. Vi è un dato che invece chi ci accusa avrebbe fatto bene a evidenziare, e cioè la carenza degli organici nel distretto di Catanzaro”.

Dopo quell’articolo, voi come Anm locale avete risposto con un comunicato, qual è il vostro messaggio?

“Sì il nostro comunicato, intitolato Il vero metodo Catanzaro, ha trovato un riconoscimento ampio tra moltissimi colleghi dell’intero distretto, che conta sette uffici giudiziari. Si è trattato di una presa di posizione necessaria. Prima del nostro comunicato ho percepito un senso di amarezza, di sconforto e desolante, perché vedere un impegno quotidiano descritto pubblicamente in questi toni è veramente avvilente perché poi quando si lavora in condizioni così difficili l’impegno personale deve essere anche maggiore. Il nostro lavoro nel distretto di Catanzaro non è agevole. E quindi le difficoltà devono essere colmate da un impegno e uno spirito di servizio maggiore, rispetto a quello che contesti agiati richiedono”.

Faceva riferimento alle condizioni difficili e alle carenze di organico, qual è la situazione attuale?

“Il Tribunale di Catanzaro come tutti gli altri tribunali del distretto soffre di una inadeguatezza delle piante organiche ed è questo quello che abbiamo già evidenziato a più riprese anche nel corso di diverse assemblee distrettuali.

Gli uffici dell’intero distretto soffrono poi per un turnover di dimensioni imponenti, perché all’interno dei singoli uffici, quasi nella loro totale composizione, vengono collocati magistrati di prima nomina. Il nostro è un distretto molto giovane con una composizione di personale di magistratura che è sempre variabile perché è esposta ai costanti trasferimenti.

Non solo. C’è anche la necessità di assicurare una copertura totale degli uffici di maggiore esposizione per le vicende cautelari come l’ufficio del Gip e del Gup e del Tribunale Distrettuale del Riesame che impongono per chi è giudice del Tribunale di Catanzaro continui spostamenti. Questi temi sono anche stati affrontati dal Comitato direttivo centrale dell’Anm che ha, da ultimo, emesso un deliberato unitario il 15 dicembre scorso sulla situazione del distretto di Catanzaro e sulle condizioni di lavoro dei magistrati che vi operano dopo un incontro che la Giunta esecutiva sezionale aveva promosso con il presidente Santalucia e il segretario generale Casciaro”.

Lo scontro di queste settimane nasce da accuse nei confronti dell’ex procuratore Gratteri, qual è il vostro stato d’animo ? 

“Io ho visto nei colleghi della Procura che hanno lavorato molto più a stretto contatto con il procuratore Gratteri un entusiasmo che era veramente contagioso e uno spirito di servizio solido. Se devo parlare di eredità Gratteri, la prima cosa che mi viene in mente sono proprio l’entusiasmo e la responsabilità nell’esercizio della funzione svolta. Si è parlato di un uso spropositato della custodia cautelare, ma la celebrazione di processi con un gran numero di imputati è imposta dalla tipologia di reati che si intende perseguire e dal grado di infiltrazione della criminalità nel tessuto sociale. Occorre evidenziare che il fenomeno dei cosiddetti maxi processi non è nuovo nel distretto di Catanzaro, laddove procedimenti nei confronti di associazioni criminali, con quanto ne consegue in termini di numero di imputati e imputazioni, sono sempre stati trattati e caratterizzano la storia giudiziaria del mio territorio “.

Chi ha criticato il sistema Gratteri ha sottolineato che dopo le indagini si è arrivati a molte sentenze di assoluzione.

“Mi permetto innanzitutto di sottolineare che quando si arriva all’assoluzione dietro c’è comunque il processo nel quale operano procura e difesa nel perseguimento della verità processuale. E poi anche in questo caso parliamo di un dato fisiologico, trattandosi di inchieste con un numero consistente di indagati prima e imputati poi. L’assoluzione di un imputato non può essere percepita come sconfitta del pm ma deve essere ricollocata nella giusta prospettiva di fisiologia processuale. Infine tra le accuse c’è stata anche quella di camuffare i dati delle ingiuste detenzioni. Accusa che si è dissolta come bolle di sapone, dopo i chiarimenti della presidente facente funzioni di Corte d’appello dell’epoca, trattandosi di numeri in linea con il trend nazionale e con i processi della stessa tipologia e natura che si sono celebrati in altri distretti di Corte d’appello. A dimostrazione di ciò vorrei ricordare che l’astensione ipotizzata dalle Camere penali per questo motivo è stato poi revocata”.

Parlava delle difficoltà del distretto di Catanzaro…

“La giurisdizione calabrese ritengo meriti maggior tutela rispetto alle altre, perché è una giurisdizione nella quale quasi al 90%, se non di più, sono impegnati magistrati di prima nomina sia negli uffici giudicanti che negli uffici requirenti. Il compito che io avverto sia come presidente ma come componente della Giunta esecutiva sezionale e come singolo magistrato nei confronti di chi è in ingresso nel mio distretto è quello di assicurare una serenità di lavoro a questi colleghi che si affacciano per la prima volta alla vita professionale e anche alla vita associativa. Quello che occorre è una rimodulazione dei toni da parte delle Camere penali, perché qui non si tratta di critiche. Noi siamo per natura soggetti ad essere criticati, quindi accusare un magistrato, qualunque funzione svolga, di non tollerare le critiche mi fa sorridere. Perché è un’affermazione che è frutto di ingenuità oppure di malafede. Le nostre decisioni sono sempre sottoposte a critiche, a volte censurate e riformate. Quelle delle ultime settimane non sono state critiche ma accuse strumentali ad una campagna per sostenere la riforma costituzionale per la separazione delle carriere.  Accuse che respingiamo con fermezza a tutela di magistrati che cercano ogni giorno di offrire un servizio giustizia nonostante le carenze di organico e strutturali. I magistrati del distretto di Catanzaro non possono e non devono essere lasciati soli.”