
Intervista al presidente della Giunta esecutiva sezionale di Palermo dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Tango
I giudici di Palermo sono stati in più occasione nel mirino. In modi e in tempi diversi. Gli ultimi due episodi: il processo Open Arms e la decisione della sezione Immigrazione. Giuseppe Tango è il presidente della Giunta sezionale del capoluogo siciliano. A lui chiediamo un punto della situazione. Innanzi tutto, resta l’apprensione per i colleghi della procura che hanno ricevuto la tutela?
“A fronte delle gravi minacce rivolte ai colleghi della Procura di Palermo che si stanno occupando del processo Open Arms, l’apprensione non può che restare. Tuttavia, grazie all’ottimo lavoro degli organi a ciò deputati, sono stati tempestivamente approntati adeguati strumenti di tutela, di cui – è bene sottolinearlo – i colleghi avrebbero fatto volentieri a meno, qualora il procedimento in questione si fosse svolto in un clima più sereno. Peraltro tale mancanza di serenità, creato da reazioni scomposte – a procedimento ancora in corso – pervenute anche da esponenti politici e di Governo, non può non tradursi in un’indebita pressione sui magistrati giudicanti. Ma sono più che sicuro che il Tribunale riuscirà a vagliare la fondatezza dell’accusa con indipendenza e terzietà, guidato solo dallo scrupoloso rispetto di tutte le norme vigenti in materia”.
Secondo lei perché gli attacchi così duri ai magistrati di Palermo?
“In realtà non credo che Palermo goda di alcun primato in materia. Ciò a cui stiamo assistendo, sgomenti, sono una serie di attacchi, con frequenza quasi quotidiana ormai, a colleghi di diversi territori (Catania, Bologna, Genova, Roma, solo per citarne qualcuno), che hanno in comune il solo torto di aver assolto il proprio dovere e di aver compiuto scelte sgradite al potere politico”.
Eppure proprio la procura di Palermo era stata elogiata dalla stessa Meloni in occasione dell’arresto di Matteo Messina Denaro.
“Occorrerebbe ricordarsi sempre che la magistratura requirente è il primo baluardo della tutela dei diritti del cittadino. Nell’occasione menzionata, la procura di Palermo ha giustamente ricevuto il sostegno di tutte le istituzioni. Ci attenderemmo che lo stesso sostegno venga espresso in tutte le occasioni in cui la stessa Procura è impegnata nell’affermazione della legalità e nella tutela dei diritti fondamentali di tutti, specie delle persone più deboli. Non credo sia coerente elogiare un giorno una procura della Repubblica ed il giorno dopo screditare la stessa attraverso dichiarazioni che inevitabilmente creano nella collettività sconcerto, confusione unitamente al rischio di rifiuto delle regole, soprattutto in un territorio delicato come il nostro. Ritengo viceversa che sia l’azione politica sia quella giudiziaria dovrebbe avere in definitiva un obiettivo comune, convergente oggi più che mai: quello di ridare centralità alla persona umana. Con l’opera di denigrazione e delegittimazione delle istituzioni si va in direzione decisamente opposta.
L’Anm di Palermo è fra le più attive nel realizzare iniziative sul territorio. Da un lato il tema della legalità confrontandosi con le scuole, dall’altro quello dell’apertura alla società civile.
“Come tante altre giunte, cerchiamo, per ciò che è nelle nostre possibilità, di offrire un contributo, curando diverse dimensioni: sono state ricordate la diffusione della cultura della legalità e l’apertura alla società civile. Ma l’associazionismo, grazie alla sua duttilità, consente tanto altro: momenti di confronto e di riflessione collettiva, di divulgazione, di sana aggregazione, di commemorazione e di valorizzazione della memoria, di tutela del collega, laddove necessario, e non solo. Ciascuna iniziativa richiede ovviamente un gran impegno per la sua buona riuscita, che non può ovviamente intaccare quello dedicato all’adempimento dei numerosi doveri di ufficio, ma siamo assolutamente soddisfatti di ciò che stiamo realizzando”.
C’è quindi il lavoro prezioso con il Bunkerino di Falcone e Borsellino restituito alla cittadinanza.
“Il Museo Falcone-Borsellino, realizzato e gestito dall’Anm Palermo, anche grazie al significativo ausilio della Fondazione Progetto Legalità, si propone l’obiettivo di creare un luogo di memoria permanente, indirizzato non solo agli addetti ai lavori, ma all’intera collettività ed in particolare alle nuove generazioni. È un sito che, nato artigianalmente, ha avuto uno sviluppo esponenziale e oggi conta una decina di migliaia di visitatori l’anno ed è entrato a far parte del circuito del Fai. D’altronde da quelle stanze, dove i due grandi uomini e magistrati hanno trascorso interminabili giornate lavorative, è passata la storia giudiziaria e – mi permetto di dire – civile del nostro Paese ed è passata la storia personale di tanti di noi, il cui percorso vocazionale è stato influenzato in modo determinate da queste due straordinarie figure, che ci danno lustro anche all’estero”.
Che ruolo può avere la magistratura associata nel creare occasioni e opportunità di confronto?
“Preziosissimo. In particolare, sui temi della giustizia ed ordinamentali, non solo non dovremmo mai sottrarci al confronto, sempre in ottica propositiva e costruttiva, ma dovremmo renderci motore propulsivo per realizzare siffatte occasioni. Per esempio, sono dell’idea che i più volenterosi di noi dovrebbero incontrare tanti pezzi della società civile (studenti, associazioni, sindacati, giornalisti, ecc.) ed esporre quali sono le nostre perplessità sulla recente riforma in corso, in modo tale da fare chiarezza in un clima di massima confusione e far comprendere i pericoli di questa riforma non solo per il singolo magistrato o per la categoria della magistratura ma per il cittadino stesso”.