Le mafie oggi

di Nicola Altiero, Generale di brigata della Guardia di Finanza, Vice Direttore Tecnico – Operativo della Direzione Investigativa Antimafia

 

Le evidenze informative della DIA – declinate nelle periodiche relazioni inviate al Parlamento tramite il Ministro dell’Interno – confermano come le organizzazioni criminali
di tipo mafioso, nel loro incessante processo di adattamento alla mutevolezza dei contesti (ne abbiamo avuto molteplici esempi durante l’emergenza da COVID-19), abbiano
implementato le capacità relazionali sostituendo l’uso della violenza, sempre più residuale, con strategie di silenziosa infiltrazione e con azioni corruttive e intimidatorie.
Oggi le mafie preferiscono rivolgere le proprie attenzioni ad ambiti affaristico-imprenditoriali, approfittando degli ingenti capitali accumulati con le tradizionali attività illecite. Si tratta di “modi operandi” nei quali si cerca di rafforzare i vincoli associativi mediante il perseguimento del profitto e la ricerca spasmodica del consenso approfittando
dell’insorgere di situazioni emergenziali, della sofferenza economica che caratterizza
talune aree del territorio nazionale, stando però al passo con le più avanzate strategie
di investimento e riuscendo a cogliere anche le opportunità offerte dai fondi pubblici
nazionali e comunitari (Recovery Fund e PNRR).

In tale contesto è fondamentale superare l’idea che la criminalità organizzata rilevi solo
in termini di ordine pubblico o sia confinata entro ristretti limiti nazionali: un’idea del
genere si ripercuote negativamente sull’efficacia delle misure di contrasto stabilite nei
vari ordinamenti. E’ indispensabile una conoscenza condivisa del fenomeno che sostenga le attività di contrasto, valorizzando le sinergie e le “best practice”, almeno a
livello europeo, coinvolgendo tutti gli attori della cooperazione internazionale di polizia
e giudiziaria.

Un’attenta analisi del fenomeno è compendiata nel “Libro bianco sulla Criminalità Organizzata Transnazionale” elaborato nel 2014 (White-paper-Web_ITA) dal Consiglio d’Europa su richiesta del Comitato dei Ministri per delineare le tendenze, i problemi e le azioni di contrasto ipotizzabili.

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