A 30 anni dalle stragi del 1992: come è cambiata la Sicilia e l’importanza della memoria
di Ottavio Sferlazza, magistrato in pensione
La storia del nostro Paese nel ventennio compreso tra la seconda metà degli anni ‘70 e
la prima metà degli anni ‘90 è stata caratterizzata da gravissimi attentati a uomini delle
istituzioni e non solo, considerati troppo pericolosi per la loro intransigenza morale e
professionalità nell’ambito investigativo e giudiziario o in altri settori di competenza
(per es. preti, giornalisti e imprenditori), frequentemente commessi in momenti storici
in cui le organizzazioni mafiose si trovavano in difficoltà ed avvertirono l’esigenza di
riaffermare il proprio potere egemonico nel territorio, facendo ricorso, spesso come
extrema ratio, all’assassinio sistematico di quanti con il loro quotidiano impegno ed il
rifiuto di ogni condizionamento, avevano dimostrato di aver fatto una scelta chiara ed
irreversibile a favore dei valori della legalità e della giustizia che costituiscono il fondamento etico della democrazia in uno Stato costituzionale di diritto.
In questo contesto non può dubitarsi che le stragi di Capaci ( 23/5/1992) e di via D’Amelio (19/7/1992), di cui quest’anno ricorre il 30° anniversario, per le eclatanti ed efferate
modalità di esecuzione e per le figure emblematiche delle vittime, hanno segnato il
più alto livello di attacco militare allo Stato da parte di “Cosa Nostra”…
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Per leggere l’intero quaderno de La Magistratura “A 30 anni dalle stragi del 1992″ – allegato al fascicolo n. 2/2022 della rivista – vai al link https://lamagistratura.it/wp-content/uploads/2022/08/quaderno-2-la-magistratura-2022-LUGLIO.pdf
In foto: Palermo, 30°Anniversario Strage Di Capaci, Studenti e Associazioni al Giardino della Memoria a Capaci. © Credito: ALESSANDRO FUCARINI / Fotogramma