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L’impegno di Papa Francesco per i detenuti

Photograph by VATICAN MEDIA / Catholic Press Photo

La visita ai carcerati nel giovedì santo uno degli ultimi gesti del Papa

Un impegno costante e ininterrotto che ha segnato il pontificato dal principio alla fine. All’inizio con la scelta, poi ripetuta negli anni successivi, di celebrare il rito della lavanda dei piedi del giovedì santo in carcere o con i detenuti. Alla fine, con la visita a Regina Coeli il 17 aprile, pochi giorni prima di morire.

Il carcere è stato per tutto il papato di Francesco un luogo da non dimenticare, in Italia come nei molti viaggi all’estero. Fino all’apertura della seconda Porta santa, per il Giubileo 2025, nel carcere romano di Rebibbia.

Non solo presenza e gesti dal forte valore simbolico. Bergoglio ha mantenuto alta l’attenzione per le persone private della libertà personale anche su altri piani. Subito dopo essere diventato Papa ha voluto per lo Stato Pontificio una riforma penale senza precedenti, che prevedeva tra l’altro l’abolizione dell’ergastolo e l’introduzione del reato di tortura. E poi, ancora, con le sue riflessioni sulla giustizia, sulla funzione della pena, che non può essere l’unica risposta ai mali sociali, e con i richiami a condizioni più dignitose per i detenuti. Come quando, solo per riportare uno degli esempi più recenti, nel corso di una visita pastorale a Verona volle incontrare oltre 500 detenuti e agenti di polizia penitenziaria della Casa circondariale di Montorio, dove da poco si erano registrati dei suicidi. “La vita è sempre degna di essere vissuta, e c’è sempre speranza per il futuro, anche quando tutto sembra spegnersi” furono le sue parole in quella occasione.

La situazione nelle carceri italiane

Le condizioni delle carceri italiane, per sovraffollamento e inadeguatezza delle strutture, restano drammatiche, tanto che a oltre dieci anni dalla sentenza Torreggiani con cui la Corte europea dei diritti dell’uomo ha sanzionato l’Italia per le condizioni di sovraffollamento delle carceri, le istituzioni Ue hanno di recente acceso un nuovo faro sull’Italia.

Il report del Garante nazionale delle persone private della libertà personale, aggiornato agli inizi di aprile 2025, fissa a 132,21 % il tasso di sovraffollamento nazionale. Questo significa che per 46.808 posti disponibili ci sono 62.355 persone detenute. Ma è il dato sui suicidi quello che più di tutti racconta la situazione drammatica. Al 4 aprile 2025 (ultimo aggiornamento del garante) 25 persone si sono tolte la vita in carcere.

Le reazioni del Garante e delle associazioni

Non stupisce che poco dopo l’annuncio della morte del Papa siano subito arrivati i messaggi di cordoglio del Garante Nazionale dei detenuti e di associazioni impegnate negli istituti di pena. Il presidente di Antigone, che ogni anno fornisce aggiornamenti sullo stato delle carceri italiane, ha auspicato che i governi, a partire da quello italiano, facciano proprio l’appello per un atto di clemenza per le persone detenute, in ricordo di Papa Francesco.

Il dono al carcere minorile

C’è un altro gesto di Bergoglio, rimasto riservato e rivelato da monsignor Benoni Ambarus, responsabile della carità e della pastorale carceraria a Roma. Papa Francesco, prima di morire, ha donato 200mila euro dal suo conto personale per il pastificio del carcere minorile di Casal del Marmo, a Roma.

L’ultima visita a Regina Coeli

Photograph by VATICAN MEDIA i/ Catholic Press Photo

E poi restano vivide le immagini del 17 aprile scorso, uno degli ultimi atti pubblici di Papa Francesco. La visita a Regina Coeli; anche questa volta con un messaggio che testimonia l’impegno di una vita intera, anche prima del pontificato: “Ogni volta che io entro in un posto come questo mi domando perché loro e non io?”

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