Anger Games: la formazione contro le discriminazioni

Anger Games è il nuovo progetto formativo rivolto alle scuole superiori ideato dalla XV Commissione permanente ANM, impegnata sul tema “educazione e legalità”. Già nel nome, nato dall’intreccio tra la nota serie “Hunger games” (quattro romanzi di fantascienza distopica per ragazze/i sul mito di Teseo e il Minotauro) e gli “Anger games” presenti in molte città d’Italia (vale a dire “giochi” in cui è possibile sfogare aggressività e frustrazioni distruggendo oggetti all’interno delle c.d. rage rooms o stanze della rabbia), è racchiuso l’obiettivo del progetto. Trattare e indagare il tema della discriminazione di genere in Italia, mediante un esame critico dell’attuale contesto culturale, sociale, economico e politico, tuttora drammaticamente espressivo di un evidente divario tra i generi. Non è casuale infatti il richiamo al mito di Teseo e Arianna, trattandosi dell’ennesima raffigurazione dell’eroe maschio e della donna supporter che, espletato il suo ruolo, viene abbandonata al suo destino (nell’isola di Nasso, da cui la locuzione “piantare in Nasso”, poi divenuta “piantare in asso”).

Il progetto – realizzato principalmente a cura di Valentina Ricchezza e Giselda Stella che, in una prima fase sperimentale, lo presenteranno presso alcune scuole pilota, individuate nei distretti centro-meridionali di Roma, Napoli e Catanzaro – mira ad illuminare la stretta relazione che intercorre tra violenza simbolica – usi e costumi, anche linguistici, ispirati ad una concezione subalterna della donna – e violenza agita, su cui le scienze psico-sociali ormai concordano da tempo; mira ad incentivare lo studio dei meccanismi psico-sociali che favoriscono il perpetuarsi delle diseguaglianze di genere, principalmente mediante l’adesione – spesso inconsapevole e irriflessa – a stereotipi e pregiudizi veicolati dalle tradizioni culturali, dalle abitudini familiari, dalla letteratura, dai media, dalla musica e, segnatamente, dall’uso sessista del linguaggio – avuto riguardo alle tesi che accreditano meccanismi di reciproco condizionamento tra pensiero e linguaggio, che pure sono illustrate; per altro verso, il progetto si propone di sfatare il mito – che le neuroscienze hanno acclarato essere privo di fondamento – dell’esistenza di inclinazioni e caratteristiche fisiche, psichiche e morali in virtù delle quali la donna sarebbe “naturalmente” predisposta allo svolgimento di compiti ancillari di cura e supporto mentre l’uomo sarebbe, altrettanto naturalmente, portato a ricoprire ruoli direzionali, per le sue “innate” qualità competitive e razionali, che lo renderebbero più abile e competente in ambito professionale.

Il progetto è condotto mediante uno studio delle singole discipline – storia, letteratura, filosofia, grammatica e diritto – che si snoda seguendo il filo conduttore delle questioni di genere e si propone di accompagnare la comunità studentesca nel corso dell’intero anno scolastico, realizzando un coinvolgimento attivo delle ragazze e dei ragazzi nella rappresentazione finale dei risultati raggiunti.

La finalità del progetto è consentire ai partecipanti di sviluppare una capacità di analisi critica della realtà che ci circonda, uno sguardo più attento e capace di individuare la natura discriminatoria di comportamenti, costumi, usi, pregiudizi e stereotipi che, anche nel campo del linguaggio, tradiscono una concezione sessista e patriarcale del rapporto tra i generi. Allo stesso tempo, ci si propone di dotare i partecipanti delle conoscenze e competenze grazie alle quali riconoscere situazioni nelle quali operano rapporti di potere improntati al predominio di genere, al fine di potersene difendere efficacemente e, infine, aiutarli ad affinare la capacità di esprimersi secondo modalità inclusive e anti-sessiste.

In foto: immagine tratta dalla locandina del film Hunger Games (2012)